Da Pakistan Kakhuda Hafiz si traduce uno scritto di Imran Khan, un ex giocatore di cricket pakistano datosi, pare con un certo successo, alla carriera politica.
Rivogliamo il nostro Pakistandi Imran Khan
Nessun pakistano era coinvolto nei fatti dell'Undici Settembre, ma lo stato pakistano si è intrappolato da solo in una guerra altrui ed ha intessuto una trama di inganni per il suo popolo. Si potevano aiutare gli USA contro i terroristi di Al Qaeda in Afghanistan senza per questo consegnare il Pakistan alla CIA.
ISLAMABAD, Pakistan. Oggi lo Stato pakistano -cioè il suo governo e le sue strutture di sicurezza- sono esposti come mai accaduto prima sia davanti al proprio popolo che a petto del mondo intero.
Mai prima, fin dal 1971, la nazione pakistana si è sentita così indifesa e così piena di rabbia e di vergogna. Ma l'esito disastroso che oggi sta sotto gli occhi di tutti noi rappresenta l'esito logico delle politiche pro domo sua condotte da un dittatore e, in seconda istanza, da una leadership fabbricata dagli USA ed approvata dal National Reconnaissance Office.
Le politiche basate sulla menzogna e sulla propaganda sono inevitabilmente destinate a concludersi con umiliazioni e vergogna non soltanto per la leadership del paese, ma per tutti i pakistani. Questo è ciò che è accaduto alla fine, quando gli Stati Uniti hanno invaso lo spazio aereo pachistano ed hanno effettuato la loro operazione contro Osama bin Laden, senza essere ostacolati e neppure rilevati dal settimo più potente esercito del mondo, dotato di armi nucleari.
Gli Stati Uniti avevano sempre asserito che nel caso in cui avessero avuto informazioni spionistiche su un bersaglio di alto valore, avrebbero intrapreso azioni militari unilaterali. Perché questa decisione strategico-politica degli Stati Uniti, che ha direttamente compromesso la nostra sicurezza e la nostra sovranità, non ha rappresentato il pomo della discordia in alcun colloquio in materia di strategia? Allo stesso modo, gli Stati Uniti hanno dichiarato che nel caso di un eventuale attacco terroristico sul continente americano, tutte le opzioni sarebbero sul tavolo. Perché il nostro governo non ha mai posto la revisione di questa politica come condizione per la nostra cooperazione, per proteggere il Pakistan da una massiccia rappresaglia militare in caso di attacco terroristico contro il territorio degli Stati Uniti mostrasse dei collegamenti con il Pakistan?
Combattendo una guerra guidata dagli USA ed ipocritamente assicurando alla gente del Pakistan che si trattava della loro guerra, lo stato del Pakistan ha mentito spudoratamente. Dopo tutto, al-Qaeda era in Afghanistan, fino a quando gli attacchi degli Stati Uniti a Tora Bora le lasciarono una scappatoia per fuggire. Fatto ancora più grave, nessun pakistano è stato coinvolto negli attentati dell'Undici Settembre. Ma già all'indomani degli attacchi la leadership pakistana aveva cominciato ad ordire inganni contro il proprio stesso popolo.
Certo, il Pakistan avrebbe aiutato gli Stati Uniti contro i terroristi dell'Undici Settembre e contro la loro organizzazione, ma questo non significa che si doveva consegnare il paese agli Stati Uniti, autorizzando la CIA a costituire una rete parallela di intelligence in tutto il Pakistan con grave pregiudizio per la nostra sicurezza interna e di indulgere in consegne di prigionieri pakistani agli Stati Uniti. Come Clive Smith di Reprieve ha sottolineato, il 90% di quelli consegnati agli Stati Uniti è risultato essere innocente, il caso del Mullah Zaeef, l'ambasciatore dei talebani in Pakistan e diplomatico in servizio, è stato solo uno dei casi in cui il Pakistan ha violato anche gli impegni assunti con la Convenzione di Ginevra.
Per nostra sempiterna vergogna, dopo tre anni a Guantanamo Mullah Zaeef è stato ritenuto innocente.
Usando la paura come un'arma e dopo aver avvolto l'intero paese di inganni e di menzogne per volere degli Stati Uniti, lo Stato pachistano ha inviato le sue forze in Waziristan mentre gli Stati Uniti angariava le aree tribali con attacchi compiuti con i droni, uccidendo migliaia di civili. Difficile stupirsi se ci ritroviamo con una rivolta in piena regola tribali e con italebani in Pakistan come risultato di queste errate politiche fondate sulla pura e semplice forza militare. Bugie su bugie sono state somministrate al popolo pakistano circa le vittime degli attacchi con i droni. Molto prima dello sterminio della jirga tribale in marzo, un attacco compiuto con un drone nel settembre del 2004 ha ucciso settanta persone mentre altre quaranta sono state uccise il giorno dopo, durante i funerali delle precedenti vittime.
In assenza di prove di qualunque genere, l'ingombrante ministro dell'Interno Rehman Malik ha comunque dichiarato che tutte le persone uccise da droni della Cia erano 'militanti', quando il membro della Assemblea Nazionale proveniente dal Sud Waziristan aveva dichiarato che se anche una sola delle vittime fosse risultata un militante estero si sarebbe dimesso!
Chi può dimenticare l'attacco del 2006 a Bajaur che prese di mira una madrasa e che causò ottanta morti, sessanta dei quali erano bambini? Tre giorni dopo, un parente di una delle vittime ha commesso un attacco suicida contro soldati a Malakand uccidendone cinquanta. La più grave menzogna è quella secondo la quale l'esercito pakistano stava combattendo aderenti all'ideologia talebana: la verità è che il novanta per cento dei militanti vengono dalle tribù del nostro paese. Un'altra menzogna sfacciata, riferita da un generale pakistano, è quella secondo la quale gli attacchi con i droni uccidono sempre dei combattenti. Non c'è modo di accertare chi è rimasto ucciso. Non esiste un test del DNA che si possa fare su persone che rimangono semplicemente polverizzate. Attaccare con i droni costituisce non solo una palese violazione della sovranità del Pakistan, ma è anche una grave violazione delle leggi umanitarie internazionali, laddove gli Stati Uniti agiscono come giudice, giuria e boia al tempo stesso, uccidendo le mogli ed i bambini dei sospettati.
Gli attacchi con i droni hanno creato più odio contro gli americani di qualunque altra cosa. Secondo coloro che hanno partecipato al sit-in contro i droni della CIA, il motivo principale è dato dal fatto che i combattenti sarebbero al massimo una vittima ogni dieci. Le altre vittime sono cittadini innocenti che non hanno nulla a che fare con attività terroristiche. Il sondaggio della New America Foundation che è stato condotto circa sei mesi fa ha ribadito che oltre l'80% persone che vivono nelle aree tribali sono contrarii agli attacchi condotti con i droni in quanto credono che a farne le spese siano soprattutto persone innocenti.
Allora perché lo Stato pakistano accetta una simile politica suicida sotto pressione degli Stati Uniti?
Le élite del Pakistan -civile e militare- fin dagli anni sessanta hanno cercato appoggi degli Stati Uniti per prolungare la loro presa sul potere, a spese della costruzione di istituzioni statali vere e proprie e a spese della nostra economia. Invece di investire in riforme nel settore dell'istruzione ed in riforme sociali, hanno preso le scorciatoie a spese del popolo pakistano, andando in cerca di dollari ogni volta che se ne è presentata l'occasione per finanziare il proprio stile di vita corrotto e stravagante, nonché la propria inetta gestione del potere.. La stessa classe di redditieri ha aiutato gli Stati uniti durante il periodo del generale Zia a resistere all'occupazione sovietica dell'Afghanistan, con l'aiuto della CIA con la creazione ed il finanziamento diversi gruppi militanti. Quelli che una volta erano gli eroi dell’Occidente si sono trasformati in cattivi dopo l’Undici Settembre, ed anche i nostri leader politici hanno cambiato casacca e mostrato un’improvvisa e grandissima voglia di essere ritratti come liberali e come baluardi contro l’estremismo islamico. Il loro ultimo mantra sul liberismo è stata musica per le potenze occidentali che erano disposte ad allearsi con ogni farabutto e delinquente che cantassero la loro stessa canzone. Purtroppo la maggior parte dei nostri governanti, cercando di rendersi indispensabili per l'Occidente, hanno svolto un ruolo importante nella costruzione di una percezione errata del Pakistan all’estero, secondo la quale il Pakistan è un rifugio per l'Islam radicale, e questo nonostante i risultati reali di ogni tornata elettorale abbiano dimostrato che i partiti religiosi operano ai margini nella politica del paese.
Nel frattempo, la paura è stata usata come arma contro il popolo pakistano: il timore di un'azione militare Usa contro di loro, la paura di un crollo economico, e, peggio che mai, la paura che il paese venisse invaso da combattenti ed estremisti. Come risultato, mentre la ricchezza dei governanti continua a moltiplicarsi, il paese ha dovuto affrontare sessantotto miliardi di dollari di perdite nel corso degli ultimi dieci anni, così come trentacinquemila morti ed un debito pubblico che è raddoppiato in tre anni passando da cinque a dieci trilioni di rupie. Aggiungete a questo le persone sfollate dalle aree tribali, dove una popolazione di sei milioni di abitanti hanno avuto la vita devastata dai traumi, e l’evidente condizione di disastro in cui si trova il paese vi diventerà anche più chiara. E ancora i nostri cosiddetti alleati occidentali non si fidano, e ci additano come fiancheggiatori di terroristi. E sintomatico che il presidente Zardari abbia dichiarato in una riunione degli Amici del Pakistan Democratico tenutasi in Giappone (2009) che "stiamo combattendo per salvare il mondo" e poi abbia battuto cassa. In realtà è il Pakistan che ha bisogno di essere salvato; salvato dai suoi governanti, dalle loro bugie e dalla loro corruzione.
Prospettive per il futuro
C'è una sola via da seguire oggi, per il Pakistan. I leader sponsorizzati dal National Reconnaissance Office giunsero al potere attraverso elezioni fraudolente in quanto la Commissione elettorale rese noto che su ottanta milioni di elettori registrati, trentasette milioni erano fasulli ed altri trentacinque non figuravano nelle liste elettorali alle ultime elezioni. Questo governo deve dimettersi, o essere costretto a dimettersi dalla pressione dell'opinione pubblica in modo che possano tenersi elezioni libere e trasparenti sotto il controllo di una commissione elettorale indipendente e secondo le regole dell’anagrafe nazionale.
Le riforme devono essere intraprese. Una tendenza all’austerità deve prendere il posto della vergognosa stravaganza dei governanti. Un governo democratico deve intraprendere una propria guerra al terrore secondo politiche formulate in loco. Ancor più significativamente, un governo democratico deve assumersi la responsabilità di tutti gli atti di terrorismo nel suo paese. Più la nostra leadership politica e militare è vista come un mercenario degli Stati Uniti, più aumentano il radicalismo, l'estremismo ed il terrorismo all'interno del Pakistan. Ogni volta che Al Qaeda ei Talebani annunciano il jihad contro gli Stati Uniti, lo invocano anche contro gli agenti degli Stati Uniti - il che significa contro lo stato pakistano. Ciò compromette la capacità militare del Pakistan di combattere efficacemente i militanti. Agli Stati Uniti andrebbe categoricamente detto che non è loro richiesto alcun aiuto e che lo Stato pachistano non può essere considerato lo schioppo mercenario dell’America. Le popolazioni tribali, che non sono mai state coinvolte in attività terroristiche, hanno bisogno di essere cooptate nella politica nazionale per combattere ed isolare i veri terroristi.
Stabilire uno stato di diritto è essenziale: i gruppi militanti, gli eserciti privati e tutti gli altri attori non statali che portano armi devono essere disarmati. Non ci possono essere eccezioni a questa regola.
La corruzione può essere affrontata solo attraverso un processo che contempli lo statuire responsabilità indipendenti per revisori ed avvocati, mentre la riscossione delle imposte deve essere estesa ritirando tutte le esenzioni in modo che i ricchi possano essere tassati. Una aberrazione più importante che deve essere affrontata è rappresentata dal l'analfabetismo. Quella dell’educazione deve diventare un’emergenza, ed appena possibile un sistema educativo uniforme deve essere messo in atto nell’intero paese.
Questi problemi sono affrontabili e le loro soluzioni sono realizzabili, ma soltanto da un governo credibile e democratico che abbia la capacità di mobilitare le persone e le risorse indigene. Forse il bivio cui il Pakistan è stato spinto oggi può rivelarsi una benedizione sotto mentite spoglie. Nel momento in cui l'intera operazione Osama ha portato alla ribalta lo stato del Pakistan e la sua duplice natura sia in patria che fuori, con gli immigrati oltremare che si trovano a soffrire reazioni altrui estremamente dure soprattutto negli Stati Uniti, i pakistani possono scegliere di liberarsi da questa leadership complice e disonorata. Questo è il momento per un rilancio del paese, attraverso il ripristino della dignità e della sovranità nazionali.
Oggi il Pakistan non ha altra scelta.
Imran Khan è presidente del Pakistan Tehreek-e-Insaf. [Pakistan Movimento per la Giustizia]. Questo scritto è stato pubblicato su The International News.
ISLAMABAD, Pakistan. Oggi lo Stato pakistano -cioè il suo governo e le sue strutture di sicurezza- sono esposti come mai accaduto prima sia davanti al proprio popolo che a petto del mondo intero.
Mai prima, fin dal 1971, la nazione pakistana si è sentita così indifesa e così piena di rabbia e di vergogna. Ma l'esito disastroso che oggi sta sotto gli occhi di tutti noi rappresenta l'esito logico delle politiche pro domo sua condotte da un dittatore e, in seconda istanza, da una leadership fabbricata dagli USA ed approvata dal National Reconnaissance Office.
Le politiche basate sulla menzogna e sulla propaganda sono inevitabilmente destinate a concludersi con umiliazioni e vergogna non soltanto per la leadership del paese, ma per tutti i pakistani. Questo è ciò che è accaduto alla fine, quando gli Stati Uniti hanno invaso lo spazio aereo pachistano ed hanno effettuato la loro operazione contro Osama bin Laden, senza essere ostacolati e neppure rilevati dal settimo più potente esercito del mondo, dotato di armi nucleari.
Gli Stati Uniti avevano sempre asserito che nel caso in cui avessero avuto informazioni spionistiche su un bersaglio di alto valore, avrebbero intrapreso azioni militari unilaterali. Perché questa decisione strategico-politica degli Stati Uniti, che ha direttamente compromesso la nostra sicurezza e la nostra sovranità, non ha rappresentato il pomo della discordia in alcun colloquio in materia di strategia? Allo stesso modo, gli Stati Uniti hanno dichiarato che nel caso di un eventuale attacco terroristico sul continente americano, tutte le opzioni sarebbero sul tavolo. Perché il nostro governo non ha mai posto la revisione di questa politica come condizione per la nostra cooperazione, per proteggere il Pakistan da una massiccia rappresaglia militare in caso di attacco terroristico contro il territorio degli Stati Uniti mostrasse dei collegamenti con il Pakistan?
Combattendo una guerra guidata dagli USA ed ipocritamente assicurando alla gente del Pakistan che si trattava della loro guerra, lo stato del Pakistan ha mentito spudoratamente. Dopo tutto, al-Qaeda era in Afghanistan, fino a quando gli attacchi degli Stati Uniti a Tora Bora le lasciarono una scappatoia per fuggire. Fatto ancora più grave, nessun pakistano è stato coinvolto negli attentati dell'Undici Settembre. Ma già all'indomani degli attacchi la leadership pakistana aveva cominciato ad ordire inganni contro il proprio stesso popolo.
Certo, il Pakistan avrebbe aiutato gli Stati Uniti contro i terroristi dell'Undici Settembre e contro la loro organizzazione, ma questo non significa che si doveva consegnare il paese agli Stati Uniti, autorizzando la CIA a costituire una rete parallela di intelligence in tutto il Pakistan con grave pregiudizio per la nostra sicurezza interna e di indulgere in consegne di prigionieri pakistani agli Stati Uniti. Come Clive Smith di Reprieve ha sottolineato, il 90% di quelli consegnati agli Stati Uniti è risultato essere innocente, il caso del Mullah Zaeef, l'ambasciatore dei talebani in Pakistan e diplomatico in servizio, è stato solo uno dei casi in cui il Pakistan ha violato anche gli impegni assunti con la Convenzione di Ginevra.
Per nostra sempiterna vergogna, dopo tre anni a Guantanamo Mullah Zaeef è stato ritenuto innocente.
Usando la paura come un'arma e dopo aver avvolto l'intero paese di inganni e di menzogne per volere degli Stati Uniti, lo Stato pachistano ha inviato le sue forze in Waziristan mentre gli Stati Uniti angariava le aree tribali con attacchi compiuti con i droni, uccidendo migliaia di civili. Difficile stupirsi se ci ritroviamo con una rivolta in piena regola tribali e con italebani in Pakistan come risultato di queste errate politiche fondate sulla pura e semplice forza militare. Bugie su bugie sono state somministrate al popolo pakistano circa le vittime degli attacchi con i droni. Molto prima dello sterminio della jirga tribale in marzo, un attacco compiuto con un drone nel settembre del 2004 ha ucciso settanta persone mentre altre quaranta sono state uccise il giorno dopo, durante i funerali delle precedenti vittime.
In assenza di prove di qualunque genere, l'ingombrante ministro dell'Interno Rehman Malik ha comunque dichiarato che tutte le persone uccise da droni della Cia erano 'militanti', quando il membro della Assemblea Nazionale proveniente dal Sud Waziristan aveva dichiarato che se anche una sola delle vittime fosse risultata un militante estero si sarebbe dimesso!
Chi può dimenticare l'attacco del 2006 a Bajaur che prese di mira una madrasa e che causò ottanta morti, sessanta dei quali erano bambini? Tre giorni dopo, un parente di una delle vittime ha commesso un attacco suicida contro soldati a Malakand uccidendone cinquanta. La più grave menzogna è quella secondo la quale l'esercito pakistano stava combattendo aderenti all'ideologia talebana: la verità è che il novanta per cento dei militanti vengono dalle tribù del nostro paese. Un'altra menzogna sfacciata, riferita da un generale pakistano, è quella secondo la quale gli attacchi con i droni uccidono sempre dei combattenti. Non c'è modo di accertare chi è rimasto ucciso. Non esiste un test del DNA che si possa fare su persone che rimangono semplicemente polverizzate. Attaccare con i droni costituisce non solo una palese violazione della sovranità del Pakistan, ma è anche una grave violazione delle leggi umanitarie internazionali, laddove gli Stati Uniti agiscono come giudice, giuria e boia al tempo stesso, uccidendo le mogli ed i bambini dei sospettati.
Gli attacchi con i droni hanno creato più odio contro gli americani di qualunque altra cosa. Secondo coloro che hanno partecipato al sit-in contro i droni della CIA, il motivo principale è dato dal fatto che i combattenti sarebbero al massimo una vittima ogni dieci. Le altre vittime sono cittadini innocenti che non hanno nulla a che fare con attività terroristiche. Il sondaggio della New America Foundation che è stato condotto circa sei mesi fa ha ribadito che oltre l'80% persone che vivono nelle aree tribali sono contrarii agli attacchi condotti con i droni in quanto credono che a farne le spese siano soprattutto persone innocenti.
Allora perché lo Stato pakistano accetta una simile politica suicida sotto pressione degli Stati Uniti?
Le élite del Pakistan -civile e militare- fin dagli anni sessanta hanno cercato appoggi degli Stati Uniti per prolungare la loro presa sul potere, a spese della costruzione di istituzioni statali vere e proprie e a spese della nostra economia. Invece di investire in riforme nel settore dell'istruzione ed in riforme sociali, hanno preso le scorciatoie a spese del popolo pakistano, andando in cerca di dollari ogni volta che se ne è presentata l'occasione per finanziare il proprio stile di vita corrotto e stravagante, nonché la propria inetta gestione del potere.. La stessa classe di redditieri ha aiutato gli Stati uniti durante il periodo del generale Zia a resistere all'occupazione sovietica dell'Afghanistan, con l'aiuto della CIA con la creazione ed il finanziamento diversi gruppi militanti. Quelli che una volta erano gli eroi dell’Occidente si sono trasformati in cattivi dopo l’Undici Settembre, ed anche i nostri leader politici hanno cambiato casacca e mostrato un’improvvisa e grandissima voglia di essere ritratti come liberali e come baluardi contro l’estremismo islamico. Il loro ultimo mantra sul liberismo è stata musica per le potenze occidentali che erano disposte ad allearsi con ogni farabutto e delinquente che cantassero la loro stessa canzone. Purtroppo la maggior parte dei nostri governanti, cercando di rendersi indispensabili per l'Occidente, hanno svolto un ruolo importante nella costruzione di una percezione errata del Pakistan all’estero, secondo la quale il Pakistan è un rifugio per l'Islam radicale, e questo nonostante i risultati reali di ogni tornata elettorale abbiano dimostrato che i partiti religiosi operano ai margini nella politica del paese.
Nel frattempo, la paura è stata usata come arma contro il popolo pakistano: il timore di un'azione militare Usa contro di loro, la paura di un crollo economico, e, peggio che mai, la paura che il paese venisse invaso da combattenti ed estremisti. Come risultato, mentre la ricchezza dei governanti continua a moltiplicarsi, il paese ha dovuto affrontare sessantotto miliardi di dollari di perdite nel corso degli ultimi dieci anni, così come trentacinquemila morti ed un debito pubblico che è raddoppiato in tre anni passando da cinque a dieci trilioni di rupie. Aggiungete a questo le persone sfollate dalle aree tribali, dove una popolazione di sei milioni di abitanti hanno avuto la vita devastata dai traumi, e l’evidente condizione di disastro in cui si trova il paese vi diventerà anche più chiara. E ancora i nostri cosiddetti alleati occidentali non si fidano, e ci additano come fiancheggiatori di terroristi. E sintomatico che il presidente Zardari abbia dichiarato in una riunione degli Amici del Pakistan Democratico tenutasi in Giappone (2009) che "stiamo combattendo per salvare il mondo" e poi abbia battuto cassa. In realtà è il Pakistan che ha bisogno di essere salvato; salvato dai suoi governanti, dalle loro bugie e dalla loro corruzione.
Prospettive per il futuro
C'è una sola via da seguire oggi, per il Pakistan. I leader sponsorizzati dal National Reconnaissance Office giunsero al potere attraverso elezioni fraudolente in quanto la Commissione elettorale rese noto che su ottanta milioni di elettori registrati, trentasette milioni erano fasulli ed altri trentacinque non figuravano nelle liste elettorali alle ultime elezioni. Questo governo deve dimettersi, o essere costretto a dimettersi dalla pressione dell'opinione pubblica in modo che possano tenersi elezioni libere e trasparenti sotto il controllo di una commissione elettorale indipendente e secondo le regole dell’anagrafe nazionale.
Le riforme devono essere intraprese. Una tendenza all’austerità deve prendere il posto della vergognosa stravaganza dei governanti. Un governo democratico deve intraprendere una propria guerra al terrore secondo politiche formulate in loco. Ancor più significativamente, un governo democratico deve assumersi la responsabilità di tutti gli atti di terrorismo nel suo paese. Più la nostra leadership politica e militare è vista come un mercenario degli Stati Uniti, più aumentano il radicalismo, l'estremismo ed il terrorismo all'interno del Pakistan. Ogni volta che Al Qaeda ei Talebani annunciano il jihad contro gli Stati Uniti, lo invocano anche contro gli agenti degli Stati Uniti - il che significa contro lo stato pakistano. Ciò compromette la capacità militare del Pakistan di combattere efficacemente i militanti. Agli Stati Uniti andrebbe categoricamente detto che non è loro richiesto alcun aiuto e che lo Stato pachistano non può essere considerato lo schioppo mercenario dell’America. Le popolazioni tribali, che non sono mai state coinvolte in attività terroristiche, hanno bisogno di essere cooptate nella politica nazionale per combattere ed isolare i veri terroristi.
Stabilire uno stato di diritto è essenziale: i gruppi militanti, gli eserciti privati e tutti gli altri attori non statali che portano armi devono essere disarmati. Non ci possono essere eccezioni a questa regola.
La corruzione può essere affrontata solo attraverso un processo che contempli lo statuire responsabilità indipendenti per revisori ed avvocati, mentre la riscossione delle imposte deve essere estesa ritirando tutte le esenzioni in modo che i ricchi possano essere tassati. Una aberrazione più importante che deve essere affrontata è rappresentata dal l'analfabetismo. Quella dell’educazione deve diventare un’emergenza, ed appena possibile un sistema educativo uniforme deve essere messo in atto nell’intero paese.
Questi problemi sono affrontabili e le loro soluzioni sono realizzabili, ma soltanto da un governo credibile e democratico che abbia la capacità di mobilitare le persone e le risorse indigene. Forse il bivio cui il Pakistan è stato spinto oggi può rivelarsi una benedizione sotto mentite spoglie. Nel momento in cui l'intera operazione Osama ha portato alla ribalta lo stato del Pakistan e la sua duplice natura sia in patria che fuori, con gli immigrati oltremare che si trovano a soffrire reazioni altrui estremamente dure soprattutto negli Stati Uniti, i pakistani possono scegliere di liberarsi da questa leadership complice e disonorata. Questo è il momento per un rilancio del paese, attraverso il ripristino della dignità e della sovranità nazionali.
Oggi il Pakistan non ha altra scelta.
Imran Khan è presidente del Pakistan Tehreek-e-Insaf. [Pakistan Movimento per la Giustizia]. Questo scritto è stato pubblicato su The International News.