Tra gli eventi notevoli del 2011 c'è il fatto che una serie di eventi imprevedibili ed inattesi sta dando un po' di filo da torcere alla macchina mediatica e politica che da tempo immemorabile costruisce le fortune politiche ed elettorali dell'"occidentalismo" peninsulare. In questa sede si è avuto occasione o modo di citarne qualcuno, dai rovesci elettorali all'avvenuta e sempre più profonda perdita di contatto con la realtà.
La politica "occidentalista" risente del fenomeno a tutti i livelli: le defaillances della propaganda sono arrivate ad un tale livello che non è loro più possibile nascondere l'inconsistenza, la pochezza e l'incompetenza "occidentaliste", oggetto di aperto dileggio e di tranquilla degnazione in qualunque ambiente compreso tra i grandi consessi internazionali ed i consigli di quartiere.
Una delle conseguenze di tutto questo è rappresentata da un cambiamento di registro del linguaggio mediatico, sorprendente anch'esso, di cui si dà un esempio con la foto in alto. Il vocabolo degrado è stato utilizzato per almeno dieci anni dalla marmaglia "occidentalista" per denotare qualunque comportamento suscettibile di essere utilizzato per creare allarme sociale e giustificare azioni delatorie e repressive. Per gli "occidentalisti" creano allarme sociale e giustificano azioni delatorie e repressive tutti i comportamenti diversi da quelli di consumo: se ad essere presi di mira sono avversari politici dichiarati o presunti, sono degrado anche i comportamenti di consumo.
Nel luglio 2011 è proprio il ributtante "La Nazione" di Firenze, gazzettino "occidentalista" di provatissima fede, a restituire al vocabolo il suo significato originario. Nelle compagini militari di tipo "occidentale", dal rigido ordinamento gerarchico, incorre nella degradazione chi si sia reso colpevole di comportamenti suscettibili di minare la disciplina, il prestigio, l'efficienza o la tenuta del reparto: ai sensi del significato originale del termine, il degradato retrocede nella scala gerarchica. Il su citato contesto gazzettiero in cui è possibile apprezzare la restaurazione del significato originale di questa parola non è nemmeno dei più marginali: i mangiaspaghetti sono famosi da molti decenni per l'abitudine di attribuire alle pallonate l'importanza di una guerra, e per attribuire alle guerre l'importanza delle pallonate. Ad essere degradato è dunque non un militare, ma -cosa assai più grave, nella weltanschauung "occidentalista"- un palloniere dei più stimati, che dalle prossime pallonate non farà più il capopalloniere ma il palloniere e basta.
Il degrado "occidentalisticamente" inteso invece contempla, proprio per i pallonieri, una vastissima gamma di eccezioni: valga come esempio il fatto che negli ambienti "occidentalisti" aggredire donne ed aggredire lavoratori sono comportamenti tollerati, per i quali abbondano quell'indulgenza e quei giustificativi che tendono di norma a zero (la famosa "tolleranza zero" tanto cara alla feccia in cravatta) nel caso di qualche cartaccia per terra o di qualche scritta sul muro.
Il fatto in sé sarebbe anche trascurabile, ma assume molta importanza se lo si considera uno degli infiniti esempi possibili dell'essenza dell'"occidentalismo", che oltre che di menzogne e di incompetenza è fatta anche di prevaricazione e di ingiustizia sociale. Una dottrina politica intrisa di simili concetti, al servizio di propositi che definire inconfessabili è semplicemente riduttivo e messa in pratica da una congerie umana tale da innescare comportamenti di evitamento in chiunque abbia un minimo di rispetto per se stesso deve gran parte della propria fortuna ad un clima sociale e mediatico in cui è fondamentale che la propaganda non incontri ostacolo alcuno. In caso contrario basta una confutazione anche minima per innescare effetti a catena micidiali per la credibilità ed il prestigio. E proprio questo sta succedendo nella Firenze del 2011: il dominio della propaganda "occidentalista", che ha sottovalutato i nuovi media e la pura e semplice comunicazione interpersonale, scricchiola.
E scricchiolano di concerto i residui di credibilità e di prestigio del politicame che vi si è appoggiato con tanta disinvoltura e per tanto tempo.
La cosa è arrivata al punto che il principale partito "occidentalista" della penisola italiana, pur dominando le istituzioni senza seri contrasti e pur avendo infarcito ogni posto di comando con buoni a nulla, grassoni, servi, donne di poca virtù ed altri eccellenti e fedelissimi rappresentanti dell'elettorato attivo di riferimento, è costretto a parlare nientemeno che di resurrezione, organizzando una chiacchierata tra amici con pizza e birra per tutti.
Un concetto di resurrezione tutto particolare, che non prevede viae crucis e Golgota con le relative stazioni, il che rappresenta una scelta realistica per due motivi almeno.
Da una parte evita l'imbarazzante ricerca di un Cireneo che faccia da comprimario: un "occidentalista" che percorresse un Calvario non figurato lo farebbe nell'assoluta e scostante indifferenza dei presenti, che neppure si degnerebbero di mettere del proprio alle sofferenze del suppliziando lasciando piuttosto l'incombenza alla gente del mestiere.
Dall'altra, il connotare una resurrezione con pizza e birra rende onore alle più rispettate ed attuate istanze "occidentaliste", prima tra tutte proprio la riscoperta e la valorizzazione delle radici cristiane della civiltà "occidentale". Nella vicina città di Prato, l'insediarsi di una giunta "occidentalista" ha comportato un vero e rapido fenomeno di inculturazione miracolosa sia della classe politica che degli strati popolari, ai cui frutti si è più volte fatto cenno in questa sede. Il riconoscimento degli "occidentalisti" fiorentini alle più sentite e solenni forme della religiosità ritrovata, fra le quali spicca la Sbirrata di Schignano con annessa gara di rutti, rappresenta dunque un atto doveroso.


Casaggì Firenze in uno dei suoi soliti prodigi di coerenza "occidentalista".
I sassi e la kefiah a Gaza vanno bene, a Firenze no.