Nella foto, quelli d'Al Qaeda mentre sono contenti perché "Il Giornale della Toscana" non esce.

Una gazzetta amica riferisce che
L'assemblea dei redattori de 'Il Giornale della Toscana', riunita in forma permanente, ha deciso di non far uscire oggi in edicola il quotidiano «per il momento di grave difficoltà che sta vivendo la testata». «I redattori - si afferma in un comunicato - sono in attesa di conoscere le intenzioni dell'azienda, dal momento che non vengono percepiti gli stipendi da quattro mesi.
Esistono ancora soggetti capaci di exploit incredibili: in questo caso pare che venticinque -o ventotto- persone abbiano retto per centoventi giorni riverendo contesti, individui ed iniziative dall'abiezione conclamata ed integrale, tali da suscitare comportamenti di estremo disgusto e scostanza in chiunque abbia un minimo di umanità residuale, senza percepire alcuna somma.
Per un'organizzazione che si picca della propria professionalità di voce fuori dal coro si tratta di un destino poco glorioso ed ampiamente prevedibile, ma lasciamo che a gioire siano quelli di Al Qaeda, che come tutti sanno passano le loro giornate a scrivere su quei forum in internet che la redazione di via Cittadella ha tanta cura di monitorare ogni giorno.
Per questo compito è essenziale la conoscenza approfondita dell'arabo, del pashtun, del farsi e dell'urdu, oltre ad un'infarinatura di lingue del gruppo uralo-altaico: tutti sanno che in quella redazione sono sempre stati capziosi per quanto riguarda la competenza dei collaboratori in tutti i settori dell'orientalistica. Proprio queste competenze devono aver permesso qualche settimana fa, a qualcuno de "Il Giornale della Toscana", di sorprendere attivisti di Al Qaeda mentre si esprimevano con soddisfazione sull'alluvione in Garfagnana.
Limitiamoci a ripubblicare quanto scrivemmo un anno fa, giusto per dare un'idea della professionalità e dello stare fuori dal coro come sono intese dai gazzettieri, e lasciar trarre le conclusioni ai lettori.
Almeno per oggi, la sensazione di averne sempre avuti di più de "Il Giornale della Toscana" diventa una certezza.



A Firenze le gazzette "occidentaliste" non mancano davvero, a cominciare da quel "La Nazione" che da più di un secolo e mezzo agisce imperterrita per il deterioramento del tessuto sociale della città in cui ha sede. Negli ultimi dieci anni l'involuzione del mainstream ha permesso exploit di tutti i tipi nei settori del securitarismo, dei linciaggi mediatici e della propaganda politica presentata come "informazione", e questo ha anche inflazionato il numero delle gazzette: spingere i sudditi a riconoscere il peggio di se stessi nella stampa quotidiana, evidentemente ha garantito e garantisce entrate considerevoli.
"Il Giornale della Toscana" è proprio una di queste gazzettine, la cui locandina giallastra non è peraltro presente neppure in tutte le edicole.
Quella del 31 ottobre 2010 urlava che secondo un certo Bonaiuti "infrastrutture e cultura" sono "priorità" secondo il maggior partito "occidentalista" al governo nello stato che occupa la penisola italiana.
Questo Bonaiuti dovrebbe avere una carica in esso governo. Ma non divaghiamo.
Infrastrutture. Ai tempi della campagna elettorale con il palloniere inviato perentoriamente a Firenze per "cambiarle colore", il piddì con la elle cercò di riempire il vuoto assoluto di proposte che non fossero galera, galera e galera, gendarmi, gendarmi e gendarmi con una serie di proposte una più demenziale dell'altra. Ad un certo punto saltò fuori, durante un convegno al Palazzo dei Congressi in cui il partito maggioritario della penisola raccolse tanta gente quanta un centro sociale qualunque ne raccoglie in una serata qualsiasi, di... interrare i viali di circonvallazione. "Il Giornale della Toscana" riportò tutto fedelmente, arciconvinto di essere preso sul serio: d'altronde, chi non prende sul serio questa roba non può che essere un terrorista. Nella realtà dei fatti non c'è minimo intoppo alla viabilità stradale che non sia oggetto di lamentele in consiglio comunale e alla stampa. Figuriamoci cosa non succederebbe se davvero si decidesse di procedere anche solo a qualche saggio sul suolo per verificare la fattibilità di una simile idiozia.
L'allargamento a tre corsie della autostrada A1 attorno a Firenze è in corso d'opera da otto anni, tutti dominati da governi "occidentalisti" con l'eccezione del periodo 2006-2008. I pannelli luminosi con le cifre che andando al contrario segnalavano il giorno previsto per la fine dei lavori sono stati tolti in silenzio e fatti sparire con discrezione.
Pensano alle infrastrutture, pensano.
Cultura. La pochezza "occidentalista" in questo settore supera il descrivibile, e lo supera di svariate misure. Alla cultura, al pari di ogni altro elemento del reale, gli "occidentalisti" dedicano interesse proporzionale alla possibilità che produca un reddito quantificabile in denaro o una rendita di posizione quantificabile in suffragi. Nel caso di Firenze l'impegno diretto dei partiti "occidentalisti" in questo senso si riduce da tempo immemorabile all'incensamento di qualche figura dai meriti pregressi e dimenticati o capace di fornire avallo con la propria presunta statura intellettuale a qualunque bassezza venga voglia di perpetrare a questa gente.
Il secondo titolo rimette in pari la bilancia tornando al consueto refrain pallonistico. Il palloniere citato ha riempito il gazzettaio per settimane e non certo per le sue gesta "sportive", trovando avallo, giustificativi e comprensione laddove su uno zidar qualsiasi che si fosse reso protagonista di qualcosa di simile sarebbe stata scagliata la solita panoplia gazzettiera di degradensihurézze, sentenze esemplari, certezza della pena e via ciarlando.
Pensano alla cultura, pensano.
Nelle stesse ore in cui in via Cittadella si mandava in macchina questa roba, il fondatore del "partito" del Bonaiuti su ricordato tornava in testa ai titoli di tutti i mass media del pianeta e contribuiva all'ulteriore rafforzamento della corretta immagine che in contesti meno involuti, dal deserto siriano agli altopiani kirghisi, le persone hanno della penisola italiana. E l'immagine che in contesti meno involuti le persone hanno della penisola italiana è quella dell'equivalente geopolitico di una spaghetteria di provincia in cui si smercino anche videocassette pornografiche ed immagini di Padre Pio, intanto che sul retro si affittano camere ad ore a marmaglia in canottiera.
Il fondatore del "partito" di Bonaiuti ricopre attualmente la carica di primo ministro nello stato che occupa la penisola italiana. Uno strano giro di telefonate alla gendarmeria milanese fatto a maggio scorso indica che costui era sollecito della sorte di una minorenne di origine marocchina accusata di furto, in merito alla quale il materiale reperibile sul web consentirebbe di farsi un'idea piuttosto precisa. Ed altrettanto precisa è l'idea che ci si può fare del tipo di rapporti che lega un elemento del genere all'ambiente frequentato da uno dei massimi responsabili di uno stato cui sono sottoposti più di sessanta milioni di sudditi. Il resto lo fanno le vergognose imputazioni contestate a razzumaglia dello stesso giro.
Sono evidenti almeno un paio di cose: la prima è che l'islàmme sarà anche il male personificato, ma evidentemente gli "occidentalisti" non temono di venirne contagiati per via venerea. La seconda è che alla diciassettenne accusata di furto il gazzettaio usa riguardi che gli equivalenti che provenissero da qualche campo rom e finissero in mano alla gendarmeria con un'accusa identica non riceverebbero di certo.
Tranne in caso di pregressa e risaputa frequentazione di certi ambienti.
Altro dettaglio non secondario: nonostante la ragazza sia di origine marocchina, le telefonate la qualificano nipote del presidente egiziano.
I casi sono sostanzialmente due.
1)Il primo ministro dello stato che occupa la penisola italiana non ricorda il nome del presidente marocchino (si noti che il Marocco è un regno) e lo confonde con quello di un paese che sta dall'altra parte del continente, con tutte le conclusioni che da questo è possibile trarre.
2) Il primo ministro dello stato che occupa la penisola italiana non ha la minima idea delle sue stesse frequentazioni, con tutte le conclusioni che da questo è possibile trarre.
Le infrastrutture.
La cultura.