Auschwitz (1945?).
Corpi di donne ammassati sul pavimento del Block 11.
Fonte: Holocaust Research Project.

La Giornata della Memoria ricorda essenzialmente la distruzione della judentum europea ed è solitamente occasione per esibizioni retoriche che fanno in più di un caso pensare alla Industria dell'Olocausto teorizzata anni fa da Norman Finkelstein.
In una industria tutto è subordinato a produzione e vendita e ad esse è finalizzato un marketing che nelle campagne pubblicitarie deve ridurre gli aspetti sgradevoli o contraddittori di ogni questione fino a farli diventare invisibili.
Nel caso in esame, questo consiste tra le moltissime altre cose nell'omettere abitualmente di ricordare che ad entrare nel complesso concentrazionario di Auschwitz il 27 gennaio 1945, trovandovi circa settemila prigionieri ancora in vita, furono i soldati dell'Armata Rossa.



Gaza, 2008.
Cinque bambini vittime di un attacco aereo sionista sul campo profughi di Jabalia.
Fonte: Indymedia.

“Prendi dei gattini, dei teneri micetti e mettili dentro una scatola” mi dice Jamal, chirurgo dell’ospedale Al Shifa, il principale di Gaza, mentre un infermiere pone per terra dinnanzi a noi proprio un paio di scatoloni di cartone, coperti di chiazze di sangue. “Sigilla la scatola, quindi con tutto il tuo peso e la tua forza saltaci sopra sino a quando senti scricchiolare gli ossicini, e l’ultimo miagolio soffocato.” Fisso gli scatoloni attonito, il dottore continua “Cerca ora di immaginare cosa accadrebbe subito dopo la diffusione di una scena del genere, la reazione giustamente sdegnata dell’opinione pubblica mondiale, le denunce delle organizzazioni animaliste…” il dottore continua il suo racconto e io non riesco a spostare un attimo gli occhi da quelle scatole poggiate dinnanzi ai miei piedi. “Israele ha rinchiuso centinaia di civili in una scuola come in una scatola, decine di bambini, e poi la schiacciata con tutto il peso delle sue bombe. E quale sono state le reazioni nel mondo? Quasi nulla. Tanto valeva nascere animali, piuttosto che palestinesi, saremmo stati più tutelati.”A questo punto il dottore si china verso una scatola, e me la scoperchia dinnanzi. Dentro ci sono contenuti gli arti mutilati, braccia e gambe, dal ginocchio in giù o interi femori, amputati ai feriti provenienti dalla scuola delle Nazioni Unite Al Fakhura di Jabalia, più di cinquanta finora le vittime. Fingo una telefonata urgente, mi congedo da Jamal, in realtà mi dirigo verso i servizi igienici, mi piego in due e vomito.”

Vittorio Arrigoni, Gaza, 8 gennaio 2011.