La traduzione operazionale dell'"occidentalismo" è rappresentata dalla distruzione di ogni società civile reattiva e consapevole e dalla sua sostituzione con un aggregato di individui privi di legami sociali e dediti esclusivamente a consumi forsennati e dozzinali. L'incubo distopico che l'"occidentalismo" vuole tradurre in realtà è rappresentato da un mondo in cui turres eburneae isolate da tutto sono circondate da un volgo aggressivo e lacero, tenuto a bada da eserciti privati.
La "libera informazione" ha operato per moltissimi anni in piena consapevolezza, come non ci stancheremo mai di sottolineare, affinché i sudditi dello stato che occupa la penisola italiana vivessero in una perenne condizione di diffidenza e di sospetto reciproco e criminalizzando di fatto qualunque comportamento non spostasse denaro da chi ne ha poco a chi ne ha molto. Si tratta di un contributo piuttosto rilevante alla costruzione della distopia "occidentalista", i cui autori, in un mondo rimasto a quote più normali, sarebbero senz'altro stati perentoriamente chiamati a rendere conto del proprio operato.
I nostri lettori sanno bene che in questa sede non si è mai fatto gran che per nascondere il profondo disprezzo che la sedicente "libera informazione" merita in blocco per il solo fatto di esistere.
Il fenomeno relativamente nuovo, ed in sorprendente e piacevole crescita, è rappresentato dal fatto che le istanze "occidentaliste" si scontrano ogni giorno che passa con una realtà sempre più scopertamente ostile. Un'ostilità spontanea, scontata e perentoria che salta fuori negli angoli più impensati. Un'ostilità fatta di alzate di spalle e di aperta derisione che il clima sociale fiorentino non ha mai fatto veramente mancare, come testimoniò a suo tempo l'accoglienza di adamantino e salutare disprezzo riservata all'abbaiare di Oriana Fallaci e dalla gelida e scostante indifferenza con cui Firenze ne tollerò l'agonia. Si tratta di pagine che è bene togliere dall'oblio e riconsegnare al ridicolo che loro spetta, perché meglio di molte altre rendono conto della realtà gazzettiera.
Il risultato di tutto questo, grazie all'intoccabile "libero mercato", è che negli ultimi anni varie gazzettine locali di Firenze sono state prima sommerse dall'ostilità e dai resi, e alla fine sono affogate nei debiti dopo aver fatto tiratura definendo terrorismo qualunque cosa non portasse redditi alla loro committenza. Nella definizione rientravano tranquillamente anche gli scambi di secchiate d'acqua con cui qualche studente festeggiava la fine dell'anno scolastico, materia come qualunque altra adatta ad invocare giridivite e tolleranzezzèro.
Facciamo dunque il verso alla marmaglia delle redazioni, speriamo in altri e meritati fallimenti e inneggiamo ancora una volta al terrorismo, all'insihurezza e a i'ddegrado.
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