La "libera informazione" che opera nella penisola italiana addita ogni giorno ai sudditi emergenze come questa.

A fine febbraio 2013 nello stato che occupa la penisola italiana si svolge una "consultazione elettorale" di tipo politico, destinata a designare i componenti delle due camere secondo meccanismi che hanno il fine essenziale di lasciare priva di rappresentanza qualunque forma di opposizione sociale; alcune tra le più obiettive penne che conosciamo riescono comunque a mostrarsi ottimiste, sostenendo che le nuove compagini riusciranno persino ad essere più divertenti di prima.
L'unica occasione, l'unico motivo per cui in questa sede si è provato interesse per la "campagna elettorale" è rappresentato da un episodio marginale verificatosi a Roma, al momento della manifestazione conclusiva di una formazione politica chiamata "movimento cinque stelle" che non abbiamo alcun motivo per stimare.
Secondo le gazzette gli organizzatori della manifestazione avrebbero cacciato dal retropalco i fogliettisti il cui target è costituito essenzialmente dai sudditi dello stato che occupa la penisola italiana. Il genus irritabile gazzettistarum ha affidato alle "associazioni" di categoria l'espressione del proprio autoreferenziale biasimo. Nulla di imprevisto: davanti a qualsiasi cosa che abbia a che vedere con il mondo reale, la reazione dei gazzettieri è sempre compresa tra l'indignato, lo scomposto e l'incredulo; il mondo gazzettiero fa anche finta di non sapere cosa possa aver mai fatto per meritare una simile (e in verità sorprendentemente composta e civile) attestazione di poco credito, che è nulla più di un barlume del disprezzo di cui il mondo della "libera informazione" è fatto oggetto nei contesti sociali normali e che in questo caso ha una natura sicuramente strumentale per contesto, tempistica ed autori.
L'episodio è insignificante, si è detto, ma fornisce l'occasione per pubblicizzare come meritano un libro ed un mediometraggio.
Il libro si chiama Primo, non diffamare. Difendere il proprio onore nell'era della disinformazione. Lo abbiamo recensito qui.
Il mediometraggio si chiama "Al Qaeda! Al Qaeda!" - Come fabbricare il mostro in tv.
I due lavori sono acquistabili direttamente sul sito degli autori ed hanno molti punti in comune perché derivano in buona parte l'uno dall'altro. Riescono a dare un'idea sufficientemente precisa del "lavoro" svolto dalle gazzette e dalle televisioncine nel corso degli ultimi anni, e del perché l'autoreferenzialità gazzettiera sia arrivata a produrre uno scollamento dalla realtà tanto profondo da rappresentare più un sistema di tutela dell'incolumità personale di chi lavora nei gazzettifici che non un limite per la descrizione di un reale nei cui confronti l'attività fogliettistica ha di fatto poco o punto interesse.
Il trailer e la descrizione del mediometraggio provengono da internet; vi ricorre spesso il nome dello stato che occupa la penisola italiana, cosa di cui ci scusiamo come nostro solito con i lettori, in particolar modo con quanti avessero appena finito di pranzare.  



"Io sono Usama El Santawy: sono il capo di una cellula di Al Qaeda in Italia".
"Ciò che sta accadendo adesso è una guerra di religione. Quando dici che Saddam Hussein possiede armi di distruzione di massa, e vai lì e ammazzi un milione di iracheni e lasci... un milione di vedove, e cinque milioni di orfani, e poi dici che era una bugia, e poi dici che lui non aveva armi di distruzione di massa, cosa puoi dire a queste vedove e a questi orfani, cosa gli racconti, che abbiamo commesso un errore?"

"Innanzitutto mi presento, mi chiamo Magdi Cristiano Allam. Lancio un appello a tutti gli uomini di buona volontà in Italia e in Europa, a mobilitarsi contro l'invasione islamica". 

Il capo della cellula di Al qaeda in Italia.
Il presidente della più grande psico-setta di tutti i tempi.
Il ripetitore Wind che si trasforma in un minareto.
Il padre che vuole uccidere la figlia in coma.
Non sono assurdità. Non sono personaggi cinematografici. Sono le storie che giorno dopo giorno i media raccontano agli italiani. Senza ritegno per la verità delle cose. Senza rispetto per le persone coinvolte.
Cosa succede ad un innocente quando viene accusato di reati infamanti da un giornale? Come funziona l'industria della diffamazione? Come ci si difende dai suoi prodotti? Il documentario di Giuseppe Scutellà getta luce su ciò che accade sull'altra faccia del mondo della diffamazione. Quella abitata dagli offesi e da chi ha provato a difendersi.

"Benvenuti sul palcoscenico della democrazia. Al Qaeda! Al Qaeda! Come fabbricare il mostro in tv."DirittoZero Production presenta il film-documentario tratto dal libro "Primo, non diffamare" di Luca Bauccio. Regia di Giuseppe Scutellà.
Un docufilm-denuncia contro la disinformazione e la persecuzione a mezzo stampa in Italia.
Il docufilm ricostruisce e narra storie vere, attraverso la testimonianza diretta degli interessati, materiale di archivio e scene originali.
Un vademecum per opporsi alla menzogna ed alla manipolazione della realtà. Resistere si può, si deve.
I protagonisti: Beppino Englaro, Youseff Nada, Angela Lano, Hamza Piccardo, Vito Carlo Moccia, Alì Darwish, Rassmea Salah, Usama El Santawy e tanti altri ancora.
Sceneggiatura: Luca Bauccio, Walter Baroni, Giuseppe Scutellà.
Con la collaborazione alle riprese di Alessandro M. Naboni.
Producer: Rosamagda Taverna
Graphic designer : Davide Genco