I lettori di questo blog conoscono relativamente bene la figura e le res gestae di Achille Totaro; si tratta di uno storiografo di rara competenza che gli avversari politici hanno fatto oggetto di terribili minacce. Almeno fino a qualche tempo fa si poteva anche rintracciare una eloquente correlazione tra certi suoi comunicati stampa e certe dimostrazioni di intraprendenza della gendarmeria di stanza a Firenze.
Ora, Achille Totaro è grasso.
E di Scandicci.
Si tratta di caratteristiche che ne fanno un individuo unico ed irripetibile. Unite ad un curriculum vitae in cui non si nota traccia alcuna di attività lavorative o di professionalità acquisite, gli hanno permesso di occupare per anni cariche rappresentative in varie sedi istituzionali. Al momento in cui scriviamo l'apice della sua carriera politica è rappresentato da cinque anni passati a scaldare uno scranno della camera alta, prevista dall'ordinamento dello stato che occupa la penisola italiana.
Il 9 marzo 2013 Casaggì Firenze ha organizzato l'annuale passeggiata tra amici, interpellando qualcosa come cinque o sei organizzazioni pur di riuscire a mettere insieme un centinaio di persone disposte a camminare per cento metri reggendo drappi verdi, bianchi e rossi sotto la pioggia battente.
Uno dei momenti salienti della giornata è rappresentato dalla foto in alto.
C'è da credere che l'elettorato passivo costretto a intervenire, dopo la fastidiosa rassegna della servitù in mezzo agli stendardi fradici, avrà trovato salienti le ore successive, trascorse -glielo auguriamo- in ambienti più asciutti e meglio forniti di quelle derrate e di quella compagnia cui sono abituati i politici "occidentalisti".
Preso forse alla sprovvista dalla defezione dell'oratore principale, Achille Totaro avrebbe sciorinato a beneficio dell'umidiccia conventicola di presenti che tiravano su col naso qualche anticipazione degli ultimi risultati della sua attività accademica, e si sarebbe scagliato contro l'incommensurabilmente più nutrito corteo avversario
Uno dei momenti salienti della giornata è rappresentato dalla foto in alto.
C'è da credere che l'elettorato passivo costretto a intervenire, dopo la fastidiosa rassegna della servitù in mezzo agli stendardi fradici, avrà trovato salienti le ore successive, trascorse -glielo auguriamo- in ambienti più asciutti e meglio forniti di quelle derrate e di quella compagnia cui sono abituati i politici "occidentalisti".
Preso forse alla sprovvista dalla defezione dell'oratore principale, Achille Totaro avrebbe sciorinato a beneficio dell'umidiccia conventicola di presenti che tiravano su col naso qualche anticipazione degli ultimi risultati della sua attività accademica, e si sarebbe scagliato contro l'incommensurabilmente più nutrito corteo avversario
definendo i manifestanti "quattro ubriaconi che forse nemmeno sanno perché stanno sfilando". Totaro ha chiesto che quello della tragedia delle foibe sia "un ricordo di tutti, perché non si può fare speculazione politica su una tragedia".
In un contesto normale, in cui si agisca in considerazione del principio di realtà, dell'obiettività e della competenza, nessuno avrebbe motivo di dubitare delle parole di Achille Totaro; dovremmo dunque considerarlo un individuo sobrio e consapevole del perché delle sue azioni, ed ammettere che non abbia mai tratto alcun giovamento dalla speculazione politica sulle tragedie.
Come i nostri lettori sanno bene, la menzogna e la mimesi satanica sono parte integrante ed abituale della pratica politica "occidentalista". Ne consegue che "occidentalismo" e normalità, "occidentalismo" e principio di realtà, "occidentalismo" ed obiettività, "occidentalismo" e competenza sono concetti che si escludono mutualmente. Per cui possiamo tranquillamente accantonare una visione tanto lodevole e specchiata iniziando ad opporre ad essa controprove di facilissimo reperimento.
La prima è rappresentata dagli scenari che la propaganda politica "occidentalista" ha privilegiato a Firenze. Chi muove agli avversari politici l'accusa di شــــرب الخمـــر ha militato fino a ieri in una formazione politica solita organizzare manifestazioncine elettorali in mescite costose.
Nel giugno 2009 alcune di queste mescite sollevavano il deciso interesse della gendarmeria, che invece di uscire in cerca di qualche corteo di studenti eseguì una trentina di arresti senza il minimo riguardo per l'indubbia eleganza degli arrestati e per il tenore di vita che erano in grado di esibire, portandoci a pensare che il notevole successo commerciale delle mescite interessate non fosse da ascrivere esclusivamente all'eccellenza del loro succo d'arancia.
Un contesto del quale si può affermare tutto ed il contrario di tutto, ma che è difficile presentare come un monumento alla sobrietà.
Il secondo punto facilmente confutabile è rappresentato dalla consapevolezza delle proprie azioni. La confutazione getta un'altra luce interessante sulle competenze storiografiche di Achille Totaro.
Il rapporto degli "occidentalisti" con la "giustizia" è notoriamente ambivalente, nel senso che in un mondo a misura di "occidentalista" giudici, gendarmi e galere si limitano ad accanirsi contro soggetti la cui repressione (anche fisica) sia utilizzabile con profitto dalla propaganda. In questo campo sono stati sicuramente compiuti molti importantissimi passi avanti; nonostante questo, non sempre un "occidentalista" riesce ad evitare di rendere conto delle proprie azioni.
Uno di queste residuali circostanze coinvolse alcuni anni fa proprio Achille Totaro. Durante una piccola discussione gli era successo di tacciare pubblicamente di assassino Bruno Fanciullacci, senza sapere che si trattava di un combattente insignito di un'altissima onorificenza al valore militare. Non tutti la presero bene, e la cosa finì con tutta calma in tribunale.
In veste di imputato Achille Totaro dichiarò spontaneamente che
"...Io non è che mi sono alzato la mattina e improvvisandomi storico o interessato alla storia mi sono messo a parlare della figura di Fanciullacci o di Gentile. Ho fatto quelle affermazioni in un contesto ben preciso che mi permetto, Presidente, di poterle raccontare....Io signor presidente, non conoscevo la storia e la fine che aveva fatto Fanciullacci, glielo dico con sincerità. ...Men che meno conoscevo tutte le opere che ha scritto Giovanni Gentile... Secondo me, se uno ammazza una persona disarmata mentre rientra a casa non è un eroe, ma un assassino. ...Io continuavo a non sapere; poi, ho saputo dopo, e ho conosciuto le vicende che riguardavano il partigiano Fanciullacci. ... Io parlavo dell'episodio specifico in sé. ....Gli altri coimputati, anche loro non conoscevano questa cosa [...] loro, le affermazioni le hanno fatte il giorno dopo ancora perché hanno saputo quello che avevo detto io... e hanno fatto questa cosa di solidarietà nei mei confronti; per la verità... sono stato l'ispiratore anche di quello. Non mi ero informato sulla questione, non pensavo dicendo quelle cose di offendere alcuno".
Dalle affermazioni di Achille Totaro possiamo anche trarre conclusioni molto divertite e molto ingenerose anche sulla canina fedeltà dei suoi gregari.
Resta il terzo punto, che è quello di più facile e generale confutazione.
Le formazioni politiche "occidentaliste" hanno fatto della speculazione sulle tragedie altrui, per solito compiuta a mezzo gazzettina, un'arma propagandistica di utilizzo talmente abituale da non lasciare che l'imbarazzo della scelta. Basterà ricordare il padre che voleva uccidere la figlia in coma; i nostri lettori potranno trovare tutto il materiale loro occorrente presso il primo venditore di gazzette in cui si imbatteranno la prima volta che usciranno di casa.