Il 24 febbraio 2022 corpi armati della Federazione Russa sono entrati nel territorio della Repubblica Ucraina. Il volumetto di Franco Cardini e di Fabio Mini -preceduto da una astiosa prefazione di Marco Travaglio- è uscito a pochi mesi dai fatti e ha tutti i limiti degli instant book e di una linea editoriale per nulla esente da pecche. In considerazione del fatto che la bibliografia, originale o tradotta, sul contesto interessato non è molto nutrita e neppure facilissima da reperire, questo "Ucraina - La guerra e la storia" riesce comunque utile come primissima introduzione a chi sia digiuno dell'argomento e alle persone serie abituate a non tenere in alcun conto l'agenda della "libera informazione" e la propaganda "occidentalista" di cui essa è in ogni caso lorda.
Proprio le persone serie troveranno la prefazione di Marco Travaglio la meno interessante delle tre parti in cui si articola il libro. Il suo sottolineare le bassezze e le incoerenze delle personalità e degli esecutivi coinvolti, la spregevolezza della vulgata propagandistica che come sempre ha declassato istantaneamente a paria quelli che fino a ieri erano soci in affari e alleati a tutta prova e ha cancellato more solito ogni voce minimamente critica poco o nulla aggiungono di nuovo agli argomenti di chi abbia un minimo di competenza e di memoria storica e sia solito trattare la "libera informazione" con la sufficienza scostante che essa merita. In attività intrinsecamente spregevoli è difficile identificare quali siano i limiti ipotizzabile della bassezza; nel caso specifico, forse, la distinzione fra "invasori e invasi" ribadita in ogni sede da "occidentalisti" per nulla propensi a estenderla ad altri contesti. In ultimo, Travaglio cita un docente aquilano di antropologia propenso ad aggiungere a questa rappresentazione dualistica di invasi e di invasori anche un terzo elemento, quello degli invasati.  
La seconda parte del volume curata da Franco Cardini è formata da undici parti ed è intitolata Drôle de guerre. La "strana guerra" incomprensibile al pubblico "occidentale" cui risulta che Vladimir Putin si sia alzato una mattina e abbia deciso di punire i vicini troppo prosperi e liberi. Nella parte del volume da lui curata Cardini riserva alla propaganda "occidentalista" disconferme puntuali, deridendo la demonizzazione di una entità statale e di una personalità politica che non sono certo comportate peggio di chi ha aggredito L'Afghanistan prima e l'Iraq poi senza che nessuno gridasse al crimine di guerra o indugiasse su "bambini colpiti da spezzoni o vecchiette sofferenti, generi dei quali evidentemente a Kabul e a Baghdad v’era penuria mentre abbondano oggi tra Kiev, Mariupol e Leopoli". Cardini indugia con puntiglio a sottolineare le lievi incoerenze nella condotta di un Occidente che si mostra prontissimo a combattere... fino all'ultimo ucraino.
La Federazione Russa è caduta in una trappola? Cardini non ritiene l'ipotesi infondata. Attaccando la Repubblica Ucraina dopo aver subito anni e anni di provocazioni e contrariamente a ogni pronostico, i russi si sono trovati davanti un paese armato fino ai denti dal mondo occidentale e pullulante di "consiglieri militari". Un paese dove la penetrazione dei "valori occidentali" compendiati in una libertà individuale spinta all’estremo, in un benessere nella pratica destinato a gruppi relativamente ristretti e nella generalizzata scomparsa di ogni traccia di coascienza politica è iniziata almeno dai tempi della sistematica corrosione propagandistica con cui l'Occidente ha attaccato per decenni l’austera società sovietica e sarebbe ormai giunta massicciamente e capillarmente in profondità nel tessuto civile. Uno dei principali meriti del libro resta la sua peraltro semplice disconferma delle istanze della propaganda, che anche in questa occasione fa coincidere la pace, la fratellanza e la libertà del mondo con gli interessi degli USA, indicando in chiunque si opponga  un nemico del genere umano. E arrivando a sostenere che l'invasione russa dell'Ucraina fosse la prima guerra sul territorio europeo dopo quasi ottant'anni, nel miscuglio abituale di scarsa memoria e di cattiva coscienza che contraddistingue i piazzisti della democrazia da esportazione.
Cardini ricorda come negli ultimi anni, e con buona pace della propaganda "occidentalista", sia venuta meno la prospettiva della "fine della storia" delineata da un Fukuyama e che anche lo schema dello "scontro di civiltà" di Huntington -che pure ha fornito pezze d'appoggio ai piazzisti di cui sopra- si sia rivelato privo di solide ripercussioni sul piano reale. Il "nuovo secolo" non ha affatto assistito all'ascesa dell'egemonia statunitense e degli USA come "solo paese al comando del mondo". La pratica politica russa e il sentire dell'opinione pubblica di quel paese indicano che gli allargamenti della NATO e della UE sono stati percepiti come minacce serie e valutati come tradimenti da parte di un'amministrazione statunitense che è sistematicamente venuta meno alla parola data senza che questo sia servito neppure a far sì che la Russia venisse considerata un "partner alla pari". Correttamente, l'A. nota anche che la guerra non è cominciata alla fine del febbraio 2022 ma nel 2014, con il golpe che a Kiev rovesciò il governo legittimo di Janukovyč secondo la prassi consueta delle "rivoluzioni colorate".
La terza parte del volume curata da Fabio Mini è formata da sei capitoli ed è centrata sulla situazione strategica e geopolitica precedente il conflitto. L'A. espone succintamente la cosiddetta "dottrina Gerasimov", in realtà mai definita come tale, basata sulla considerazione che gli strumenti non militari in determinate condizioni risultano più efficaci delle armi, e che disinformazione, psicologia e impiego della forza limitato ma determinato possano fare la differenza, come nelle operazioni rivolte al sostegno del separatismo del Donbass e con la veloce e incruenta annessione della Crimea. Mini espone gli obiettivi tattici e strategici dei russi tenendo conto di questa premessa e rilevando il fatto che a tre mesi dall'inizio delle ostilità non si era verificato nulla di paragonabile alle iniziative militari occidentali, di cui vengono citate ad esempio "la pirotecnica dei bombardamenti notturni su Baghdad, le bombe termobariche di Bora Bora, la distruzione totale di Falluja a suon di artiglierie e fosforo bianco, i killeraggi con i droni, gli squadroni della morte, l’alimentazione e lo sfruttamento del terrorismo".
Mini tratta poi della guerra finanziaria. La Russia subisce sanzioni da decenni senza che questo abbia portato ai risultati sperati; anzi, USA e UE avrebbero indotto la Russia a organizzarsi per l’autosufficienza e in un mondo ormai multipolare la confisca dei patrimoni e il congelamento dei depositi e degli investimenti all’estero operata contro i russi preoccupa molto gli ambienti finanziari perché una cosa del genere può capitare a chiunque osi urtare la sensibilità statunitense.
Secondo Mini la Russia ha praticamente rinunciato a combattere una guerra dell'informazione che interessa tutto un "Occidente" allagato senza contrasti dalla propaganda ucraina. A suo dire in Russia non arriva molto della propaganda "e ciò che arriva è così smaccatamente antirusso che può generare una sorda repulsione nella popolazione e un motivo in più per indurre i vertici politici e militari a reagire in modo ancora più violento". L'A. sottolinea invece come per la prima volta un’istituzione europea abbia sostituito le censure nazionali aggiornando un preesistente regolamento che ha trovato prontissima obbedienza nei gazzettifici. Prima e ovvia conseguenza, non esiste efferatezza vera o (soprattutto) presunta che non venga attribuita ai russi.  
In "la guerra demografica" Mini richiama i lavori del demografo tedesco Gunnar Heinsohn, che definiscono gelidamente la possibilità di sostenere una guerra in termini di gioventù sacrificabile nei combattimenti, per poi considerare la situazione demografica ucraina e la gestione dei profughi; già in saldo negativo da decenni, l'Ucraina dipendeva già prima della guerra dalle rimesse della imponente massa di emigrati; Mini mostra di considerare premesse del genere come un pessimo segnale per l'avvenire, comunque vadano le ostilità. Nell'immediato, in un paese che va svuotandosi gli invasori possono limitare la quantità di perdite civili e togliere acqua ai pesci della resistenza, mentre la NATO potrebbe invocare la catastrofe umanitaria per intervenire direttamente.
La trattazione di Mini si conclude con un riassunto della situazione sul campo a maggio 2022.
Il volume presenta in chiusura una cronologia dal 1989 senz'altro utile per un approfondimento degli argomenti trattati, mentre i riferimenti bibliografici -pochi, come d'uso per lavori di questo genere- sono indicati da note a piè di pagina nel testo.

 

Franco Cardini, Fabio Mini - Ucraina, la guerra e la storia. Paper First, Roma 2022.