Bernard Lewis - Gli arabi nella storia 

Il testo di Bernard Lewis è uscito la prima volta nel 1947 e da allora è stato pubblicato in cinque edizioni successive. L'autore tratta la questione dell'identità araba, l'importanza degli arabi nella storia dell'umanità, i loro successi e le caratteristiche principali di ogni periodo della loro evoluzione storica. Il volume ha un apparato cartografico essenziale ed un indice analitico. L'introduzione affronta la questione dell'identità araba e l'evoluzione del significato che il vocabolo "arabo" ha avuto nel corso dei secoli, passando dall'indicare i beduini dei deserti nordarabici al significato contemporaneo in cui indica gli abitanti di nazioni di comune lingua e cultura. Il primo capitolo tratta dell'Arabia preislamica, dei suoi diversi regni e dei loro rapporti con le potenze politiche ed economiche del tempo. Viene tratteggiata anche la serie di concause che produsse, nel VI secolo, le condizioni adatte perché la Mecca, una repubbica mercantile governata da un collegio di uomini d'affari benestanti, assumesse l'importanza che ha avuto nell'epoca successiva. La vita dell'Inviato è argomento del secondo capitolo, in cui Lewis giustifica il proprio scetticismo su molta parte della tradizione legata agli ahadith ed affronta la questione della Sira e del Libro come fonti storiche. L'ottica adottata è più quella politica che quella religiosa, mentre non vengono trascurati cenni alle leggende biografiche che fiorirono attorno all'Inviato, sia nell'àmbito della sua cultura che in Europa.
Il terzo capitolo presenta l'"età delle conquiste", apertasi immediatamente dopo la morte dell'Inviato e conclusasi sì con il dilagare delle forze arabe in Egitto, in Siria, in Palestina ed in Mesopotamia, ma anche con la recrudescenza delle contese tribali e delle guerre civili con l'uccisione del terzo califfo Uthman nel 656 e con l'inizio del califfato omayyade, che segnò l'inizio della prima divisione all'interno della comunità dei credenti.
Le vicende del califfato omayyade e del cosiddetto "regno arabo" sono argomento del quarto capitolo. Si illustrano qui le vicende del periodo compreso tra la morte di Alì e la fine della dinastia omayyade; in questo periodo iniziò l'arabizzazione vera e propria della macchina amministrativa, i territori controllati continuarono a crescere fino ad assestarsi, nonostante la proverbiale litigiosità clanistica e i governanti si trovarono ad affrontare il crescere del malcontento dei mawali, la popolazione non araba convertita all'Islam.
La fine della dinastia omayyade e l'instaurazione di quella abbaside dovette non poco al malcontento su accennato; nel quinto capitolo del volume Lewis considera l'ascesa degli abbasidi il risultato di una lunga e durevole penetrazione propagandistica accompagnata da una organizzazione rivoluzionaria. Con gli abbasidi fu gradatamente abbandonato il principio aristocratico della discendenza; al califfato poterono accedere anche individui non arabi o nati da madri non libere ed in genere l'assetto sociale cominciò a rispecchiare in modo più fedele le condizioni di una realtà molto più composita di un tempo. Il trasferimento della capitale dalla Siria all'Iraq con la fondazione di Baghdad e la fine graduale delle distinzioni sociali di tipo nazionale furono altri elementi caratteristici dell'epoca; la religione prende il posto della nazionalità come fattore unificante, fattore che unito agli altri già accennati produsse un impero musulmano partendo da un regno arabo. Lewis espone qui dettagli sul commercio e la monetazione dell'epoca, ed accenna le cause dei primi segnali di declino che culmineranno nella frammentazione dell'impero.
Il capitolo successivo è incentrato sull'esame delle modalità che il dissenso politico e sociale ha assunto nel mondo islamico dei primi secoli, con la presentazione di un elenco di fazioni e correnti religiose che del dissenso costituivano la principale manifestazione, in un contesto in cui autorità militare e spirituale sono strettamente intrecciate. I movimenti (sincretici e non) della Persia, gli ismailiti e la dinastia dei fatimidi in nord Africa sono compresi nella trattazione.
Il settimo capitolo tratta della presenza araba in Europa, con particolare riferimento alle vicende della penisola iberica ed all'inizio della cosiddetta reconquista. L'ottavo è invece incentrato su una rassegna, necessariamente succinta, sulla produzione culturale e sulla cultura materiale degli arabi.
Il nono capitolo è su quella che Lewis definisce "eclissi degli arabi". La frammentazione politica e l'irrompere sulla scena di nuovi attori, come i Turchi, tolse alla cultura ed alla lingua araba molto spazio a partire dal XI secolo. L'autore mostra come le ripetute ondate mongole e la generale sostituzione delle élite arabe con altre allogene (di cui si portano vari esempi) produsse nel corso dei secoli una crescente marginalizzazione dell'elemento linguistico e culturale arabo in praticamente tutte le aree in cui esso aveva finito per dominare.
L'ultimo capitolo riassume i millequattrocento anni di rapporti tra arabi ed "occidente" in misura necessariamente stringata, pur indicando con precisione i limiti intrinseci che a partire dal XI secolo resero per molto tempo, ed in misura via via maggiore, la società araba vulnerabile davanti alla colonizzazione ed alle aggressioni esterne, culminate in epoca relativamente recente con la fondazione dello stato d'Israele. Limiti intrinseci che solo negli ultimi anni, e con molta rapidità, stanno finalmente venendo meno.

Bernard Lewis, Gli arabi nella storia, Laterza 1998.