Il 28 febbraio 2008 si diffonde la non sorprendente notizia che la commissione toponomastica del Comune ha deciso di intitolare una strada ad Oriana Fallaci, e la cosa sottrae per un brevissimo momento le sorti della "scrittrice" al crescente e benedetto mare dell'oblio.
La politicanza cittadina, diméntica del fatto che deve la propria poltrona anche ad un elettorato che sul conto di Fallaci Oriana ha idee di tutt'altro e meno conciliante genere, si è espressa a favore della decisione con la sola eccezione di un esponente della Sinistra Democratica.
Secondo l'edizione on line de "La Nazi-one", via Fallaci sorgerà nella zona del nuovo Palazzo di Giustizia, accanto ad una via Falcone e Borsellino, ad una via Terzani e ad una via Tamburi, per la maggior parte personaggi che non è dato sapere quale considerazione avessero della troppo celebre autrice e dei suoi rabbiosi, orgogliosi e traballanti pamphlet.
Ci aspettiamo adesso, ed è un'aspettativa dettata da pura e semplice logica visti gli eventi degli ultimi anni, che la "civiltà occidentale", come va di moda definire quelle che una volta si chiamavano semplicemente classismo, piccineria, ingordigia, razzismo, egoismo, prepotenza, ignoranza e malafede venga ad essere ricordata a Firenze anche da altri ed anche più efficaci difensori, tutti scomparsi in anni recenti e malauguratamente rimasti privi di una celebrazione nella toponomastica fiorentina. Pensiamo al povero Léon Degrelle o al generoso Luìs Carrero Blanco, troppo presto dimenticati; pensiamo, per rimanere in àmbito cittadino, alle cristalline figure di Alessandro Pavolini -celebre, come tutti sanno, per l'indiscutibile erudizione e per la squisita produzione letteraria- o allo stesso Amerigo Dùmini, che tanto fece per il trionfo della legge e dell'ordine e che ha lasciato una traccia profonda, nella storia politica del secolo trascorso, per la totale mancanza di venalità e per il completo disinteresse che ne guidò le azioni.