Oriana Fallaci è morta a Firenze il 15 settembre 2006; immediatamente è cominciato quel battage mediatico che, purtoppo per i suoi ideatori ed in linea con quanto prospettato da decenni da qualche vagonata di saggi di sociologia della comunicazione, NON è riuscito a sollevare alcuna eco al di fuori dell'ambiente mediatico stesso e del mondo politico. Proprio da parte di esponenti del mondo politico non sono mancate le figuracce, i gesti di compartecipazione forzata e/o tardiva, le attestazioni fuori luogo, da parte di quegli stessi personaggi cui la Fallaci aveva instancabilmente prospettato trattamenti da grand guignol. E' mancata, invece, la sollecitatissima partecipazione popolare al lutto. Liberi almeno dalle convenienze da rispettare ad ogni costo, a differenza dei loro politici, i fiorentini si sono ben guardati dall'esprimere cordoglio per un individuo che da decenni non perdeva occasione per esprimersi in modo estremamente esplicito su Firenze e su chi ci vive.
Tra i primi a dare la notizia, ovviamente, quel Corriere della Sera che aveva ed ha, nei confronti di Oriana Fallaci, un debito forse inestinguibile.
Il gruppo Rizzoli ha infatti avuto, dal 2001 in poi, dalle produzioni "letterarie" fallaciane un ritorno economico inversamente proporzionale allo sprofondare del prestigio attribuito al suo principale quotidiano, di cui un tempo erano attestate ed apprezzate la moderazione e l'equilibrio. Ulteriore e forse più grave danno, la scomparsa della Fallaci lascia Magdi Allam a tenere praticamente da solo la trincea degli "esperti di islamistica", che è la qualifica con cui li si presenta al pubblico, o di "esperti di denigrazione", che è quello che appaiono essere ai nostri occhi.
La mattina del 15 settembre il Corrierone è stato tra i primi a dare la notizia in home page... soltanto che al posto di una delle molte immagini di Oriana Fallaci sicuramente disponibili, in home page campeggiava una foto di Sabina Guzzanti, ritratta durante le indimenticabili giornate del Social Forum fiorentino tenutosi nel 2002. In quell'occasione, S.G. si travestì (in modo decisamente verosomigliante, si può concludere alla luce di questo episodio) come Oriana Fallaci ed improvvisò un'incursione alla Fortezza da Basso.
Una svista? Qualcuno che si è divertito alle spalle altrui? Chissà. Per qualche ora nessuno ha corretto l'errore, rimasto visibile quanto bastava perché qualche centinaio di migliaia di lettori visitasse il sito e traesse le debite conclusioni sul profondo senso di gratitudine di cui sono capaci i mass media, specie quelli "occidentalisti".
Più o meno contemporaneamente, col cambiare dell'agenda setting seguito al disastroso andamento dell'aggressione all'Iraq, la "questione islamica" comincia a perdere importanza, anche perché diventa difficile nascondere la quantità spaventosa di menzogne e di denigrazioni affastellate per anni dagli editorialisti; resta la triste considerazione che per riportare il Corriere della Sera con i piedi per terra ci siano voluti una guerra vergognosa -e a questo punto perduta- ed un paese distrutto.
Un articolo di Mario Baudino pubblicato su "La Stampa" del 16 settembre, invece, descrive al meglio l'atteggiamento di indifferenza generale con cui Firenze accoglie la dipartita della giornalista un tempo apprezzata.
Lontano, anche per ragioni geografiche, dagli interessi di tiratura e d'altro genere che causano bias vistosi nei mass media toscani, il quotidiano torinese descrive con appropriatezza di toni i "dieci mazzetti di fiori", la "bandiera di Forza Italia" ed il numero di troupes televisive che sopravanza di molto quello dei normali cittadini, presenti il giorno precedente davanti alla clinica Santa Chiara. Nonostante la logorrea dei politici e dei giornalisti, gli uni tesi ad accaparrarsi meriti, gli altri a costruire un evento mediatico, la realtà dei fatti ha fatto sì che venisse rispettata senza problemi la volontà fallaciana di un addio discreto. Così discreto che nessuno se n'è accorto.