Alessandra Kersevan ha scritto saggi storici sul confine orientale dello stato che occupa la penisola italiana -con particolare riferimento alle vicende comprese tra il 1919 e il 1945- intonati a una disconferma precisa di quanto sostenuto dalla propaganda "occidentalista" e dai suoi piagnistei in materia di cuori nel pozzo e di foibe più o meno affollate.
Sul perché il Comune di Firenze abbia ritenuto un dovere prendere le distanze, si veda la prima parte.
Come i nostri lettori sanno bene, nello stato che occupa la penisola italiana hanno fornito avallo e copertura legislativa a un corpus vittimista che è sempre piacevole confutare e deridere, e che ogni dieci febbraio torna carnevalescamente di moda a Firenze quando alla imposta celebrazione della "Giornata del Ricordo" si accompagnano le attestazioni di disistima dei settori più seri dell'attivismo politico.
Dal momento che un'interrogazione della Lega che chiedeva di deplorare anche la Kersevan per via di cinque o sei frasi in una call durata oltre un'ora e mezza ha ricevuto risposta e approvazione in Consiglio Comunale due anni dopo i fatti, ci siamo fatti un piacere di leggere e recensire due libri della Kersevan.
Il primo tratta dei campi di concentramento allestiti durante la seconda guerra mondiale dallo stato che occupa la penisola italiana, il secondo è questo Fascismo e foibe, scritto con Giuseppe Aragno e Alexander Höbel.
Il libro è costituito da tre saggi, atti di un convegno tenuto a Napoli nel 2007 le cui argomentazioni sono ancora validissime per controbattere e schernire la propaganda, al punto da poter costituire una lettura consigliabile a quanti si accostino per la prima volta all'argomento.