Novembre 2009. Sulla scia di un referendum svizzero col quale i cittadini della Repubblica Elvetica hanno espresso la loro contrarietà alla costruzione di nuovi minareti, gli "occidentalisti" della penisola italiana riempiono le gazzette.

I nostri lettori saranno ormai abituati a identificare nelle produzioni mediatiche "occidentaliste" il filtro attraverso il quale viene deformata la presentazione dell'Islam, dei credenti e di qualsiasi cosa attenga alla loro esistenza. Un filtro fatto di incompetenza, cialtroneria e malafede che serve ai sudditi un islàmme monolitico, metafisicamente malvagio e nemico per definizione, sovrano incontrastato di un imprecisabile aggregato geografico che va dall'Egeo all'Indonesia mantenuto nell'arretratezza da una congrega inafferrabile di barbuti malvestiti.
Una concezione del mondo che non deve alcunché alla competenza, neppure a quella elementarissima che si può acquisire sfogliando un atlante geografico qualsiasi, e molto ad un'ideazione delirante a contenuto persecutorio statuita a produttore di consenso terrorizzato e quindi di voti e di reddito.
La realtà è sempre diversa, e spessissimo opposta, a quella che gli "occidentalisti" producono per il loro tornaconto, come non tarda ad accorgersi chi abbia la pazienza di documentarsi il minimo indispensabile per trattare le loro asserzioni per le deliberate menzogne che sono. Tanto per rimanere nel campo dell'ovvio, lo stato che occupa la penisola italiana è uno dei primi partner commerciali della Repubblica Islamica dell'Iran; il confinante Pakistan non è un deserto straccione ma una potenza nucleare, del cui potenziale distruttivo concreto -non quello inventato per Tehran dai gazzettieri alla Michael Leeden- nessuno pare preoccuparsi.
In quest'ottica va considerata la spassosa asserzione di Emanuele Roselli, un "occidentalista" fresco acquisto della giunta comunale di Firenze. Nell'abbaiare "occidentalista" suscitato dal referendum svizzero e dalla lodevolissima intenzione della giunta comunale fiorentina di venire incontro alle necessità dei credenti, le asserzioni di Roselli sono solo un esempio tra i tanti, troppi possibili.
Secondo Roselli esisterebbero stati sovrani in cui "si rischia il carcere o la condanna a morte se solo si osa professarsi cristiani" e l'edificazione di una moschea a Firenze dovrebbe essere subordinata al riconoscimento del "principio di reciprocità" da parte della "comunità islamica" di Firenze.
In altre parole, i credenti fiorentini dovrebbero fare ammenda di colpe e di responsabilità che non hanno, perché l'unica ad addossargliele è una gang di scaldapoltrone buoni a nulla e di pennivendoli compiacenti, pronunciandosi sulla politica di questo o quello stato sovrano; stati che Roselli stesso si guarda bene dallo specificare in quella che è la ripetizione ecoica ed oziosa di un luogo comune buono soltanto per le gazzette e per i sudditi che non solo si abbassano alla loro lettura, ma hanno anche la repellente abitudine di usarle per la costruzione della propria weltanschauung.
Ovvio che in un'ottica "occidentalista" non c'è bisogno di specificare alcunché: turco o marocchino, yemenita o uzbeko, sempre la stessa razza è, colpevole in blocco. La stessa logica che si potrebbe identificare nell'operato di chi sprecasse carta e fiato per addossare ai frequentatori del pallonaio di Torino la responsabilità morale di ogni automobile Fiat che si guasta: stessa razza, stesse colpe.
Di tali prodigi di raziocinio si avvale, nell'anno 2009, la "politica" istituzionale.
Le righe che seguono vengono da un post da noi pubblicato circa un anno fa; ripeterle non farà male.

Sì alla moschea a Firenze. Coi minareti. E in pieno centro.


Cose turche e chiese evangeliche. A due passi l'una dall'altra e mai un litigio.

Dicembre 2008. La non-notizia di fine anno, a Firenze, è la pura e semplice constatazione di Izzedin Elsir che il fondo in Borgo Allegri che fa da moschea non è più sufficiente alle necessità dei credenti. Ah, alzi la mano chi sapeva che in Borgo Allegri si prega il venerdì.
I giornali si buttano a pesce sul non-evento, che è occasione per riempire con poca fatica pagine e pagine di aria fritta reiterando i consueti ed irritanti esami di "integrazione", di "moderazione" e di "democrazia" a carico di chi non ha nulla da dimostrare, nulla da farsi perdonare, nulla per cui farsi mettere alla gogna un giorno sì e l'altro anche. Nel fare le pulci agli "islamici" le redazioni scovano pareri anti-moschea arrampicandosi su intere scogliere di specchi. Nei casi di più conclamata incompetenza si ricorre agli archivi, invocando referendum sulla scorta di fumose citazioni dal più celebre ingegnere civile saudita dei nostri tempi con ancor minore fondatezza che avrebbe il contrastare il restauro di un tabernacolo di campagna accampando i roghi della santa inquisizione. Un altro dei luoghi comuni dei denigratori è il continuo cianciare di "reciprocità": una cosa in cui sono specializzati i migliori rappresentanti dell'età contemporanea, gente che nove volte su dieci non distingue un mihrab da un minbar e cui i nomi di Maalula o di Qara Kelisa possono al più essere quelli di roba da mangiare.
A nostro parere non soltanto la moschea si deve fare, ma dovrebbe essere finanziata con denaro pubblico, avere almeno quattro minareti ed essere edificata in pieno centro.
Ciascuna di queste quattro affermazioni può essere giustificata portando pochi e semplicissimi argomenti.
La moschea va costruita perché non c'è nulla che lo vieti. Fine.
Il finanziamento con denaro pubblico destinerebbe, una volta tanto, delle risorse ad uno scopo produttivo e verificabile. In fondo non ci vorrebbe molto: basterebbe rinunciare a un paio di aerei militari per costruire luoghi di culto degni della loro funzione in almeno tre capoluoghi di regione.
I minareti -uno è decisamente poco- sono necessari se si vuole realizzare un edificio degno della città di Firenze utilizzando gli stessi criteri che David Levi volle si impiegassero per la costruzione del Tempio Maggiore Israelitico, attorno al 1880. Va qui ricordata una delle più demenziali iniziative propagandistiche intentata dagli "occidentalisti" fiorentini alcuni anni fa. Un volantino a colori in carta patinata mostrava il Duomo a fianco della Sultanahmet Camii. L'intenzione degli ideatori era, ovviamente, denigratoria; neppure si sono resi conto di quanto una città che vantasse due monumenti del genere possa essere spettacolosa. Il realizzare un edificio di pregio permetterebbe di superare anche uno dei difetti più gravi della stragrande maggioranza degli edifici contemporanei, costruiti con materiali leggeri che dopo qualche anno già iniziano a mostrare i segni dell'usura.
In pieno centro il posto per edificare c'è eccome. Lo si può ottenere demolendo il brutto palazzo che sorge sul lato est di Piazza Ghiberti. Il nosto auspicio è di veder sorgere al suo posto un edificio rivestito di alberese e serpentino, quattro minareti slanciati illuminati da fari verde smeraldo nelle sere di festa, con davanti una piazza animata e viva.