Oriana Fallaci è morta.
Morta.
Morta.
Morta.
Morta.
E morta.
Da cinque anni.
Lo spettacolo offerto dal gazzettaio fiorentino in occasione di un "anniversario" di cui non è strafregato nulla a nessuno -così come non strafregò nulla a nessuno della telecronaca obitoriale di cinque anni fa- è stato più miserabile del consueto, perché ai foglietti "occidentalisti" si sono aggregati anche quelli sempre più teoricamente antitetici ad essi. In questa sede ci si accanirà con piacere proprio contro uno di questi ultimi, essendo le produzioni mediatiche "occidentaliste" abbastanza prevedibili ed in fondo perfino noiose, intonate più o meno tutte a lamentare il mancato sostegno del pubblico alla lercia autoreferenzialità delle loro ciarle.

Oriana Fallaci è morta in quell'indifferenza scostante che in vita ha fatto l'impossibile per meritarsi, insieme agli obesi con la cravatta che ne hanno accolto a braccia aperte ed in piena consapevolezza le più incompetenti produzioni "letterarie" pretendendo di imporle ai sudditi come verità empiriche. Una verità empirica incontestabile, se non da parte di qualche mente retrograda o da qualche pazzo pericoloso meritevole soltanto di un isolamento e di una stigmatizzazione ottenuti con il nobile strumento del linciaggio a mezzo stampa.
Sulla parabola discendente di Oriana Fallaci e sull'aneddotica deteriore che ne ha accompagnato l'esistenza abbiamo raccolto nel corso del tempo una breve ma eloquente antologia.
L'operazione mediatica condotta da Ferruccio de Bortoli, improntata a toni perentori e ad un'islamofobia d'accatto in cui hanno fatto la parte del leone incompetenza cialtrona e vocabolario degno della peggior marmaglia da pallonaio, allagò a suo tempo il mainstream, nel cui vocabolario introdusse neologismi ridicoli, geopolitiche da barzelletta e castronerie da femmine viziate erette a dogmi intoccabili.
Gli "scritti" di quella donna sono stati usati per giustificare l'imperialismo yankee e l'avvio di una nuova ondata di "sperimentazioni" neoliberiste tutt'ora in corso, l'ultimo esempio delle quali è rappresentato al momento in cui scriviamo dalla vergognosa aggressione alla Grande Jamahiria Araba di Libia Popolare e Socialista, da parte di una ciurma di gazzettieri che non hanno mai sentito l'odore di una ferita agli intestini, senza che questo impedisse loro di pretendere un tifo da feccia palloniera -e chi non è d'accordo è un terrorista- per alcune tra le peggiori e più deliberate nefandezze che uno stato sovrano abbia mai commesso.
L'autoreferenzialità di certe celebrazioni è il risultato logico, e fin troppo benevolo, che questi mandolinisti della geopolitica hanno il diritto di aspettarsi.
Il "Giornale della Toscana" merita un accenno per il senso di alienazione che riesce a suscitare fin dalla prima pagina in tutte le persone perbene.
Oriana Fallaci, per Firenze è stato un giorno qualunque
Un mazzo di rose del sindaco non basta a cancellare l’indifferenza
A cinque anni dalla morte di Oriana Fallaci, la sua opera è ricordata dai cittadini e dal centrodestra. Ma Palazzo Vecchio e la sinistra preferiscono ancora ignorare la giornalista e scrittrice fiorentina. «Il Pdl ricorda Oriana Fallaci, la sinistra no. La politica è fare delle scelte, noi le abbiamo fatte e ne andiamo fieri», accusa il deputato e coordinatore fiorentino Gabriele Toccafondi.
Che cosa hanno ricordato gli "occidentalisti" fiorentini? Un individuo che ad un passo dalla fine riuscì a farsi ricordare per le immortali, trascendenti considerazioni che seguono, cui aggiungemmo con sarcasmo le nostre. Una gazzetta di pallone assicurò ad esse la pubblicazione immediata in prima pagina.
Lo sdegno e il cazzotto
di Oriana Fallaci
Caro Totti,
capisco le necessità professionali, ma io non avrei chiesto scusa a nessuno.
Erano tre ore che quel danese la prendeva a gomitate, pedate, stincate. Pur non essendo una tifosa di calcio, guardavo ed ho visto tutto. Con sdegno.
Unico dissenso: io avrei tirato un cazzotto nei denti e una ginocchiata non le dico dove.
Stia bene, dunque, non si rimproveri ed abbia le più vive congratulazioni di Oriana Fallaci.
"La Gazzetta dello Sport", sabato 19 giugno 2004.
Nella fierezza di Gabriele Toccafondi c'è molta coerenza: gli "occidentalisti" non vanno oltre la pornografia, i maccheroni e il pallonaio, ed è giusto che si sentano fieri di qualcosa che attiene ad uno dei tre campi, lasciando agli individui consapevoli, per i quali "occidentalismo" ed "infezione venerea" sono pressoché sinonimi, la responsabilità ed il piacere di apprezzare il resto dell'esistente.
C'è da aspettarsi che qualcuno di costoro prima o poi spezzi una lancia a favore di altri "grandi fiorentini" come Pietro Pacciani. Se si pensa alla frequenza con cui l'espressione "compagno di merende" viene utilizzata dall'occidentalame fiorentino per denigrare gli avversari politici, la considerazione è meno campata in aria di quanto possa sembrare di primo acchito.
Come già precisato, il battage "occidentalista" e la risposta giustamente e logicamente nulla da parte del pubblico erano qualcosa di prevedibile e di previsto. Una gazzetta con altre e malriposte ambizioni ha invece pubblicato roba paragonabile, il che significa che l'autoreferenzialità gazzettiera è qualcosa che per sua natura supera qualunque (presunto) steccato ideologico. L'articolo di Mario Neri, pubblicato su "Repubblica", viene qui completato -o confutato- riga per riga.

Controversa, limpida, feroce, coraggiosa. Distacco e ammirazione accompagnano da cinque anni il ricordo di Oriana Fallaci. Osannata a destra, soprattutto quella di marca leghista, per le invettive, la rabbia e l’orgoglio scagliati contro la minaccia islamica nell’invettiva del dopo Ground Zero, ricordata (sommessamente) a sinistra come esempio cristallino di un giornalismo irripetibile per quell’occhio inflessibile e quella scrittura così chiara e passionale che hanno attraversato il Novecento.

Involuta, prepotente, feroce senza dubbio alcuno, coraggiosa quanto lo si può essere quando non si rischia nulla e si ha a disposizione una macchina mediatica mai vista ed estremamente compiacente, che concede carta bianca occupandosi anche di linciare gli avversari. Fuori dal giro politicante e gazzettiero l'indifferenza più gelida accompagna da cinque anni il ricordo di Oriana Fallaci. Osannata a destra, soprattutto quella di marca leghista, per le invettive, la rabbia e l’orgoglio scagliati contro la minaccia islamica nell’invettiva del dopo Ground Zero -cosa sufficiente ad elevare un cordone sanitario fatto di decenza e di responsabilità tra i suoi "libri" e chiunque abbia un minimo di rispetto di sé- ricordata (sommessamente) a sinistra per meriti presunti, pregressi e soprattutto dimenticati.

A cinque anni dalla sua morte, avvenuta nella sua Firenze, in una camera della clinica Santa Chiara a causa di quello che ha sempre chiamato «l’Alieno», l’immaginario collettivo su Oriana Fallaci non sembra essersi depurato delle incrostazioni ideologiche ispirate all’ultima fase della sua vita. Firenze la ricorda forse ancora in sordina o strepitando troppo. A renderle omaggio è andata una delegazione della Lega Nord. I rappresentanti del Carroccio hanno deposto una corona di fiori sulla tomba della scrittrice al cimitero evangelico degli Allori. E poi l’hanno ricordata leggendo passi dei suoi libri. Lunedì sarà il consiglio comunale di Firenze a ricordarla nel Salone de’ Duegento con un minuto di silenzio. «Oriana - dice il presidente del consiglio in Palazzo Vecchio, Eugenio Giani - è stata una grande personalità alla quale i fiorentini sono legati fortemente, ha assunto spesso posizioni di rottura ma il suo livello e valore va oltre le posizioni di parte. E' stata una delle più grandi scrittrici della storia del '900».

A cinque anni dalla sua solitaria morte, avvenuta in una Firenze su cui non si era peritata di spandere disprezzo a piene mani e che l'ha trattata con molta più signorilità di quanta ne avrebbe meritata, l'"immaginario collettivo su Oriana Fallaci" esiste soltanto per quanti devono trarre visibilità, suffragi o -perché no- redditi dal suo caso mediatico. Firenze la ricorda certamente con l'indifferenza assoluta, da cui esulano soltanto pochi appartenenti alle categorie di cui sopra. A renderle omaggio, intanto che i fiorentini perbene erano a lavorare, è andata una delegazione della Lega Nord.I rappresentanti del Carroccio, si presume per certo da soli, hanno dunque deposto una corona di fiori sulla tomba della scrittrice al cimitero evangelico degli Allori. E poi l’hanno ricordata leggendo passi dei suoi libri, il che imporrebbe ai sudditi di credere che esistano "rappresentanti del Carroccio" in grado di leggere. Lunedì sarà il consiglio comunale di Firenze a ricordarla nel Salone de’ Duegento con un minuto di silenzio, che ci auguriamo interrotto da qualche coro da pallonaio proveniente dall'antistante piazza a ricreare il clima di rissa vergognosa in cui soggetti del genere hanno dato ad intendere di trovarsi tanto bene, e passi per la dichiarazioncina da "bignami del politicante cortese" che questo Eugenio Giani ha pensato bene di rilasciare.

A Montecatini, gli organizzatori di Miss Italia[*] stasera presenteranno un omaggio alla scrittrice e alle 19 verrà presentato il libro fotografico «Oriana Fallaci in New York - una storia d'orgoglio» di Gianni Minischetti, edito da Sperling & Kupfer. Al Grand Hotel Mediterraneo, infine, l’associazione «Una via per Oriana» ha organizzato un convegno su La rabbia e l’orgoglio. Un modo per sottolieneare alla sua città un’amnesia, quella di non averle ancora intitolato una strada, ma forse anche un appuntamento per un’ennesima riflessione a corta gittata.

In una cittadina famosa da almeno un secolo per i commerci che vi si svolgono, gli organizzatori di una cosa con molte ragazze poco vestite fanno entrare nel mucchio anche la presentazione dell'ennesimo libercolo fatto per sfruttare al massimo il materiale disponibile. La cosa è interessante perché inquadra Oriana Fallaci in un contesto, quello delle mucose femminili in vario modo fruibili, che è caro agli "occidentalisti" almeno quanto quello del pallone. In uno dei pochi luoghi a Firenze in cui gli "occidentalisti" possano riunirsi senza rischiare forte anche in fatto di incolumità personale invece non si è riusciti neppure a procurarsi qualche titolo nuovo, per cui ci si limiterà alla solita chiacchierata tra amici, possibilmente seguita da una scodella di maccheroni.

Sembra che nessuno riesca a riconoscere una Fallaci oltre lo spartiacque delle torri gemelle. I grandi e luminosi reportage di guerra, i romanzi, le interviste a Khomeini, Gheddafi, Arafat, Deng Xiaoping, Kinssinger, Andreotti sembrano svaniti, risucchiati dalle polemiche che hanno segnato il suo ultimo tratto di vita e pure la sua morte. Ci sono ancora troppa rabbia e troppo orgoglio nella mente di chi ricorda Oriana Fallaci.

C'è da chiedersi che cosa ci sia da riconoscere in una Fallaci, a prescindere dall'operazione chirurgica ed urbanistica intrapresa con un certo successo sul suolo ameriKKKano l'11 settembre 2001. Alla luce delle "produzioni letterarie" di cui si forniscono ampi stralci, c'è anche da chiedersi, con ancora maggiore serietà, che cosa abbia mai avuto da insegnare un elemento del genere su Khomeini, Gheddafi, Arafat, Deng Xiaoping e Kinssinger. Ci sono ancora troppa rabbia e troppo orgoglio nella mente di chi ricorda, solitamente non gratis, Oriana Fallaci. A chi non rientra nel bel numero non potrebbe invece importare di meno.


[*] Il vocabolo è presente in un testo citato. Come sempre ce ne scusiamo con la sensibilità dei nostri lettori.