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Il Museo della Jamahiria ha sede nello Assai al Hamra, il Castello Rosso il cui attuale assetto deve molto ad un periodo di occupazione spagnola durato qualche anno alla metà del XVI secolo. Fortezza, residenza governativa, complesso autosufficiente un tempo completamente circondato dall'acqua, lo Assai al Hamra è diventato -in parte- museo ai tempi dell'occupazione coloniale.
Dei cinque piani che lo compongono, e che alternano mappe, diorami, cimeli rivoluzionari, modelli architettonici e addirittura animali impagliati, i più interessanti sono quelli che accolgono l'enorme e pregevolissima serie di reperti risalenti all'antichità classica, e che mostrano quanto profonda sia stata la romanizzazione della cultura cittadina. La fortuna di molte città fiorenti a partire dal primo secolo dopo Cristo fin verso il quarto -Settimio Severo era nato a Leptis Magna- decrebbe rapidamente, complice l'insabbiamento dei porti e un terremoto rovinoso che nel 365, in alcune località della Cirenaica, provocò l'inabissamento di centinaia di metri di costa.
Oltre a mosaici in ottimo stato di conservazione, in qualche caso di dimensioni più che notevoli, ed alle moltissime statue classiche, il museo raccoglie anche testimonianze archeologiche ed artistiche tipiche di culture essenzialmente locali, come quella dell'Acacus preistorico e quella dei Garamanti.
I calchi dei rilievi presenti nel sito di Slonta, che era dedicato ad un culto infero, sono alcune tra le testimonianze più originali della cultura libica antica.

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