Trump, Kellogg e molto in subordine Zelensky, aprile 2025

 
Traduzione da Strategic Culture, 28 aprile 2025.

A Washington la politica intesa come guerra è un endemismo. Ma il numero delle vittime al Pentagono ha iniziato a salire vertiginosamente. Tre dei principali consiglieri del segretario alla Difesa Hegseth sono stati sospesi e poi licenziati. La guerra continua, e adesso nel mirino c'è lo stesso segretario. La cosa è importante perché l'attacco a Hegseth arriva nel mezzo di un feroce dibattito interno all'amministrazione Trump sulla politica nei confronti dell'Iran. I falchi vogliono l'eliminazione definitiva di tutte le capacità nucleari e militari dell'Iran, mentre molti "moderati" mettono in guardia contro un'escalation militare; secondo quanto riferito, Hegseth era tra coloro che mettevano in guardia contro un intervento in Iran.
I recenti licenziamenti al Pentagono sono stati tutti identificati come appartenenti all'ala dei dubbiosi. Uno di questi, Dan Caldwell, ex consigliere capo di Hegseth e veterano dell'esercito, ha scritto un post in cui criticava aspramente i falchi, e successivamente è stato licenziato. In seguito è stato intervistato da Tucker Carlson. In particolare, Caldwell descrive in termini durissimi le guerre statunitensi in Iraq e in Siria ("criminali"). Questo atteggiamento negativo nei confronti delle guerre precedenti sembra essere un tema ricorrente tra i veterani statunitensi di oggi.
A quanto pare i tre membri dello staff del Pentagono sono stati licenziati non per aver divulgato informazioni riservate, ma sostanzialmente per aver dissuaso Hegseth dal sostenere la guerra contro l'Iran; i sostenitori dello stato sionista invece a quella guerra non hanno affatto rinunciato.
Le arroventate linee di frattura che dividono falchi e “repubblicani” tradizionalisti si ritrovano anche per la questione dell'Ucraina, anche se l'appartenenza alle fazioni può cambiare leggermente. I sostenitori dello stato sionista e i falchi statunitensi in generale si ritrovano sia a sostenere la guerra contro la Russia sia ad avanzare posizioni perentorie nei confronti dell'Iran.
Il commentatore conservatore Fred Bauer osserva che quanto a impulsi bellicisti, in Trump se ne trovano di contrastanti:

Influenzato dalla guerra del Vietnam della sua giovinezza... Trump sembra profondamente contrario ai conflitti militari a lungo termine, ma allo stesso tempo ammira una politica fatta di forza e di spavalderia. Una cosa che vuol dire eliminare i generali iraniani, lanciare attacchi aerei contro gli Houthi e aumentare il budget della difesa a mille miliardi di dollari.
Se le pressioni per la sua rimozione dovessero avere successo e Hegseth dovesse uscire di scena, la contesa potrebbe diventare ancora più feroce. E c'è già una prima vittima: la speranza di Trump di porre rapidamente fine al conflitto in Ucraina non esiste più.
Questa settimana il team di Trump (comprese entrambe le fazioni in lotta, Rubio, Witkoff e il generale Kellogg) si è riunito a Parigi con vari rappresentanti europei e ucraini. Durante l'incontro la delegazione statunitense ha avanzato una proposta di cessate il fuoco unilaterale russo-ucraino.
In aeroporto a riunioni terminate Rubio ha detto con chiarezza che il piano per un cessate il fuoco era un'iniziativa statunitense "da prendere o lasciare". Le varie parti -la Russia, Kiev e i membri europei della "coalizione dei volenterosi"- avevano solo pochi giorni per accettarlo, altrimenti gli Stati Uniti si sarebbero "chiamati fuori" e della guerra se ne sarebbero lavati le mani.
Il quadro presentato, secondo quanto riferito, è quasi -forse al 95%- identico a quello proposto a suo tempo dal generale Kellogg: si tratta, cioè, sempre del suo piano, reso noto per la prima volta nell'aprile 2024. Sembra che Trump abbia fatto propria questa "formula Kellogg", anche se all'epoca era nel pieno della campagna elettorale e difficilmente poteva seguire da vicino i complicati dettagli della guerra in Ucraina.
Al generale Kellogg è verosimile che si debba anche l'ottimismo con cui Trump considera possibile mettere termine alle ostilità in Ucraina con uno schiocco di dita, ovvero attraverso l'applicazione di limitate pressioni asimmetriche e minacce su entrambi i belligeranti, e secondo i tempi decisi a Washington.
In sostanza il piano era frutto del consenso vigente negli ambienti governativi sul fatto che gli USA avrebbero potuto arrivare a imporre una soluzione negoziata, con condizioni in linea con gli interessi statunitensi e ucraini.
Le ipotesi implicite nel piano di Kellogg erano che la Russia fosse altamente vulnerabile alla minaccia di sanzioni (la sua economia era percepita come fragile), che avesse subito perdite insostenibili e che la guerra fosse in una fase di stallo. Kellogg ha quindi convinto Trump che la Russia avrebbe accettato prontamente i termini proposti per il cessate il fuoco, sebbene questi si fondassero su ipotesi palesemente errate circa la Russia e le sue presunte debolezze.
L'influenza di Kellogg, con i suoi fallaci presupposti, si è resa fin troppo evidente in gennaio quando Trump, dopo aver affermato che la Russia aveva perso un milione di uomini (in guerra), ha proseguito dicendo che "Putin sta distruggendo la Russia, col suo rifiutare un accordo", aggiungendo -apparentemente come se fosse un'osservazione a margine- che Putin potrebbe aver già deciso di "non accettare un accordo". Trump disse anche che l'economia russa è "alla rovina" e -cosa ancora più significativa- che avrebbe preso in considerazione l'ipotesi di imporre sanzioni o dazi alla Russia. In un successivo post su Truth Social, Trump ha scritto: "Farò un grande FAVORE alla Russia, la cui economia è in crisi, e al presidente Putin".
Tutte le ipotesi di Kellogg erano prive di qualsiasi fondamento nella realtà. Eppure Trump sembra averle accettate senza riserve. E nonostante i tre lunghi incontri personali successivi di Steve Witkoff con il presidente Putin, in cui Putin ha ripetutamente affermato che non avrebbe accettato alcun cessate il fuoco fino a quando non fosse stato concordato un inquadramento politico, i sostenitori di Kellogg hanno continuato a dare per scontato che la Russia sarebbe stata costretta ad accettare la mano che Kellogg le tendeva, viste le (presunte) gravi "battute d'arresto" subite in Ucraina.
Se le cose stanno così, non sorprende che i termini del quadro per un cessate il fuoco delineati da Rubio questa settimana a Parigi sembrassero più quelli che si rivolgerebbero a una controparte sul punto di capitolare, piuttosto che a uno Stato che prevede di raggiungere i propri obiettivi con mezzi militari.
In sostanza, il piano Kellogg mirava a ottenere una "vittoria" degli Stati Uniti a condizioni in linea con la volontà di mantenere aperta l'opzione di continuare contro la Russia una guerra di logoramento.
Ma cosa prevede il piano Kellogg? In sostanza, mira a congelare la situazione lungo la linea del fronte. All'Ucraina non sarebbe impedito in via definitiva un ingresso nella NATO, ma piuttosto di rinviare l'adesione a un lontano futuro. Non sono previsti limiti alle dimensioni di un futuro esercito ucraino né restrizioni al tipo o alla quantità di armamenti a disposizione delle forze ucraine. Anzi, dopo il cessate il fuoco gli Stati Uniti potrebbero al contrario riarmare, addestrare e sostenere militarmente delle future forze armate. Insomma, si tratterebbe di tornare ai tempi del dopo Maidan del 2014. Inoltre l'Ucraina non cederebbe alcun territorio alla Russia ad eccezione della Crimea, che sarebbe riconosciuta dagli Stati Uniti come russa (l'unica concessione a Witkoff?); la Russia eserciterebbe un mero "controllo" sulle quattro regioni che attualmente rivendica, ma solo fino alla linea del fronte; i territori al di là del fronte rimarrebbero sotto il controllo ucraino (si veda qui per la "mappa di Kellogg"). La centrale nucleare di Zaporizhya sarebbe territorio neutrale, controllato e gestito dagli Stati Uniti. Non viene fatto alcun riferimento alle città di Zaporizhya e di Kherson, che la Russia considera costituzionalmente proprio territorio ma che si trovano oltre la linea del fronte.
A quanto pare il piano non delineava alcuna soluzione politica e lasciava all'Ucraina la libertà di rivendicare tutti i suoi ex territori ad eccezione della Crimea.
Il territorio ucraino a ovest del fiume Dnieper sarebbe però diviso in tre zone, rispettivamente di responsabilità britannica, francese e tedesca. Cioè gestite dalle forze della NATO. In ultimo, non sono previste garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti.
Rubio ha successivamente fatto avere i dettagli del piano al ministro degli Esteri russo Lavrov, il quale ha risposto con calma che qualsiasi piano per un cessate il fuoco dovrebbe avere come primo obiettivo la risoluzione delle cause alla base del conflitto.
Witkoff si reca a Mosca questa settimana per presentare a Putin un piano chiaramente votato al fallimento e per cercare di ottenere il suo consenso. Gli europei e gli ucraini si riuniranno mercoledì prossimo a Londra per formulare una loro risposta a Trump.
Cosa succederà adesso? È ovvio che il piano Kellogg non scioglierà certo le ali al vento. La Russia non lo accetterà e probabilmente nemmeno Zelensky, anche se gli europei cercheranno di convincerlo sperando di "mettere Mosca in difficoltà" facendo fare alla Russia la figura del guastafeste principale. Secondo quanto riferito, Zelensky ha già respinto la clausola sulla Crimea.
Gli europei potrebbero scoprire che il fatto che non siano previste garanzie di sicurezza o di sostegno da parte degli Stati Uniti rappresenta una pietra tombale per la loro aspirazione di dispiegare truppe in Ucraina nel contesto del cessate il fuoco. Trump si laverà davvero le mani dell'Ucraina? Probabilmente no, dato che la leadership istituzionale neoconservatrice degli Stati Uniti dirà a Trump che farlo indebolirebbe la narrativa ameriKKKana della "pace attraverso la forza". Trump potrebbe adottare una posizione di sostegno "a bassa intensità", dichiarando che quella "non è mai stata la sua guerra" intanto che cerca una "vittoria" contro la Russia sul fronte commerciale.
In buona sostanza che Kellogg non ha servito bene il suo padrone. Gli Stati Uniti hanno bisogno di intrattenere con la Russia delle relazioni che funzionano. I sostenitori di Kellogg hanno contribuito nel presentare a Trump una raffigurazione della Russia gravemente errata. Putin è un attore serio, che dice ciò che pensa e pensa ciò che dice.
Il colonnello Macgregor riassume così:
Trump tende a vedere il mondo attraverso la lente degli accordi. [Porre fine alla guerra in Ucraina] non è una questione di accordi. Si tratta della vita e della morte di nazioni e popoli. Non c'è alcun interesse per una sorta di accordo a breve termine che conferisca a Trump o alla sua amministrazione l'aura della grandezza. Non ci sarà alcuna vittoria personale per Donald Trump in tutto questo. Non succederà mai.