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Inverno 2007. La home page di Repubblica, con l'accuratezza, con l'obiettività, con l'attaccamento al reale, con l'imparzialità ed il buon gusto che sono i tratti distintivi della stampa "occidentale", informa i suoi troppi lettori di una sfilata in lingerie tenutasi a Faraya Mzaar, un centro sciistico libanese. Una decontestualizzazione migliore sarebbe stata difficile da realizzare: non un solo dettaglio delle immagini (più di venti) presentate dal sito fa pensare al Libano; potrebbero tutte ritrarre un luogo qualsiasi, da Zakopane a Bariloche.
Nel maggio 2008 si riaccende violentissima la guerra civile a Beirut. Chi volesse farsi un'idea della situazione utilizzando media "occidentali" potrebbe perfino rimanerne sorpreso: in fondo, il Libano non è quel paese dove si bevono alcolici ad alta gradazione e le ragazze vanno in giro solo in costume da bagno? Mediaticamente, nulla viene considerato più "normale" e rassicurante di sponsor, cosmetici e abbigliamento pressoché inesistente; "occidentalizzare", "esportare la democrazia" significa tra l'altro imporre precisi e totalizzanti modelli di consumo. In questa operazione i media sono tra i protagonisti più attivi sia nel veicolare essi modelli, sia nel denigrare, ghettizzare, sminuire, demonizzare o irridere chiunque si opponga ad essi. In altre parole, si presentano come caratteristiche della quotidianità libanese immagini come quella su riprodotta; insistendo su questa linea per un po', si modifica pesantemente la rappresentazione sociale del Libano che circola tra il pubblico ed è poi facile costruire legittimità per gli interessi americani e sionisti dipingendo Hezbollah come un aggregato indistinto di malvagità assoluta. Chi si rivolge ai mass media, invece che a qualche buon libro dalla memoria un po' più lunga del desiderabile, è così portato a pensare che la guerriglia in Libano sia opera esclusiva di una banda di barbuti maneschi si è alzata una mattina ed ha deciso di mettere il burqa alle modelle in bikini. Cosa volete che sia l'abbrutimento delle coscienze è nulla davanti ai superiori interessi del denaro e dell'"ordine"; presentare la situazione libanese in questo modo raggiunge benissimo lo scopo prefissato, che è quello di nascondere la realtà. Perché la realtà di Hezbollah è quella di un'organizzazione politica e sociale radicata, rappresentatissima negli organi politici del paese sottoposti ad elezione, il cui braccio militare -poche migliaia di combattenti- ha resistito nel 2006 all'aggressione israeliana incrinando il mito dell'invincibilità di tsahal'. |
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I mass media e l'irrealtà libanese
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