Firenze, gennaio 2010. Un concerto di musica iraniana proprio nel palazzo sede del Comune pare ad un micropolitico "occidentalista" occasione buona per tirare un po' d'acqua al proprio mulino. Sugli esiti, giudichino i lettori.
L'infelicità e la sostanziale incompetenza di molte asserzioni del micropolitico in oggetto, consigliere per il piddì con la elle al Comune di Firenze, sono state più volte oggetto del nostro scherno, quando non del nostro più sincero ed aperto disprezzo.
Il 26 gennaio 2010 il Garmsar Khorush Ensemble suona nel Salone dei Cinquecento. Il giorno avanti Giovanni Donzelli carpisce anche quest'occasione per dare sfoggio dell'incompetenza di cui va fiero anche in materia di geopolitica mediorientale.
A sentir lui, il Garmsar Khorush Ensemble avrebbe dovuto far precedere la propria esibizione da "qualche parola" in ricordo della shoah, statuito che il presidente Ahmadinejad (qui stranamente indicato con il titolo che gli spetta invece che con quello di "dittatore" con cui viene correntemente designato) "ha più volte negato la Shoah".
Naturalmente Ahmadinejad non è solito indugiare in quel negazionismo d'accatto che ha fatto la fortuna di tanti scribacchini e sedicenti "storici", non foss'altro che per il fatto che la Shoah non ha riguardato neppure di riflesso la storia dell'Iran contemporaneo e che per questo storici e divulgatori locali non sono tenuti a farne l'oggetto principale del proprio lavoro. Non possiamo certo escludere che la sistematica distorsione e la traduzione appositamente mal fatta di quanto affermato in pubblico da Mahmoud Ahmadinejad in modo da farlo apparire antisemita anche quando augura un buon Natale ai cristiani del suo paese non sia retrocessa fino ai circuiti mediatici iraniani, contribuendo in qualche modo alla diffusione del negazionismo presso i mass media dediti alla propaganda di registro più basso; le molte copie del Mein Kampf tradotte in farsi da noi viste esposte alcuni anni or sono nella libreria dell'aeroporto Imam Khomeini potrebbero confermare questa impressione. In altre parole, pretendere che i musicisti del Garmsar Khorush Ensemble condannino quanto affermato -o meglio, quanto messo in bocca- al presidente del loro paese circa un argomento del quale possono benissimo essere digiuni è un po' come pretendere che l'Ensemble Modo Antiquo faccia precedere una propria esibizione a Shiraz dalla ferma condanna della guerra imposta.
L'impegno di Ahmadinejad, coerentemente con il mito fondante della Repubblica Islamica dell'Iran e con gli intenti perseguiti per decenni dal suo fondatore, va invece contro il sionismo, altera res che dalla shoah trae continua legittimazione propagandando le proprie istanze in maniera tale che chiunque contesti in modo obiettivo e documentato la politica dello stato sionista finisca sempre e comunque essere presentato come un nostalgico delle camere a gas. Convinti della strumentalità con cui l'accusa di antisemitismo viene rivolta di prassi ad Ahmadinejad qualsiasi cosa dica o faccia, traducemmo tempo fa uno dei discorsi del presidente iraniano che furono stigmatizzati dal mainstream, probabilmente senza che nessuno dei denigratori si degnasse neppure di leggerlo. Lo sottoponiamo nuovamente ai nostri lettori, affinché ne traggano le conclusioni che ritengono più obiettive.
Il 26 gennaio 2010 il Garmsar Khorush Ensemble suona nel Salone dei Cinquecento. Il giorno avanti Giovanni Donzelli carpisce anche quest'occasione per dare sfoggio dell'incompetenza di cui va fiero anche in materia di geopolitica mediorientale.
A sentir lui, il Garmsar Khorush Ensemble avrebbe dovuto far precedere la propria esibizione da "qualche parola" in ricordo della shoah, statuito che il presidente Ahmadinejad (qui stranamente indicato con il titolo che gli spetta invece che con quello di "dittatore" con cui viene correntemente designato) "ha più volte negato la Shoah".
Naturalmente Ahmadinejad non è solito indugiare in quel negazionismo d'accatto che ha fatto la fortuna di tanti scribacchini e sedicenti "storici", non foss'altro che per il fatto che la Shoah non ha riguardato neppure di riflesso la storia dell'Iran contemporaneo e che per questo storici e divulgatori locali non sono tenuti a farne l'oggetto principale del proprio lavoro. Non possiamo certo escludere che la sistematica distorsione e la traduzione appositamente mal fatta di quanto affermato in pubblico da Mahmoud Ahmadinejad in modo da farlo apparire antisemita anche quando augura un buon Natale ai cristiani del suo paese non sia retrocessa fino ai circuiti mediatici iraniani, contribuendo in qualche modo alla diffusione del negazionismo presso i mass media dediti alla propaganda di registro più basso; le molte copie del Mein Kampf tradotte in farsi da noi viste esposte alcuni anni or sono nella libreria dell'aeroporto Imam Khomeini potrebbero confermare questa impressione. In altre parole, pretendere che i musicisti del Garmsar Khorush Ensemble condannino quanto affermato -o meglio, quanto messo in bocca- al presidente del loro paese circa un argomento del quale possono benissimo essere digiuni è un po' come pretendere che l'Ensemble Modo Antiquo faccia precedere una propria esibizione a Shiraz dalla ferma condanna della guerra imposta.
L'impegno di Ahmadinejad, coerentemente con il mito fondante della Repubblica Islamica dell'Iran e con gli intenti perseguiti per decenni dal suo fondatore, va invece contro il sionismo, altera res che dalla shoah trae continua legittimazione propagandando le proprie istanze in maniera tale che chiunque contesti in modo obiettivo e documentato la politica dello stato sionista finisca sempre e comunque essere presentato come un nostalgico delle camere a gas. Convinti della strumentalità con cui l'accusa di antisemitismo viene rivolta di prassi ad Ahmadinejad qualsiasi cosa dica o faccia, traducemmo tempo fa uno dei discorsi del presidente iraniano che furono stigmatizzati dal mainstream, probabilmente senza che nessuno dei denigratori si degnasse neppure di leggerlo. Lo sottoponiamo nuovamente ai nostri lettori, affinché ne traggano le conclusioni che ritengono più obiettive.
Mahmoud Ahmadinejad con esponenti del Neturei Karta. Ebreo e sionista, sciita ed antisemita non sono affatto sinonimi, con buona pace dell'"occidentalismo" gazzettiero. [Fonte: ynetnews.com]