La copertura mediatica degli eventi in corso nella Repubblica Araba di Siria da parte delle gazzette "occidentali" è sempre stata demenziale ed abietta, come demenziali ed abietti sono i "valori" veicolati da tanto libera ed imparziale "informazione".
Nella Repubblica Araba di Siria sono in azione da oltre un anno dei gruppi organizzati che si comportano in modo da rendere pressoché impossibile l'ordinato svolgersi della vita sociale ed economica attraverso l'utilizzo di armamenti propri ed impropri; perseguono questo obiettivo aumentando nei gruppi e nei soggetti sotto attacco il timore di rimanere vittime di eventi imprevedibili. La definizione di questo modo di agire è sostanzialmente quella di terrorismo. E quello che è interessante da notare è che i fogliettisti, abituati a scomodare questo vocabolo anche per indicare uno scambio di uova e gavettoni tra ragazzini che festeggiano la fine dell'anno scolastico, non lo utilizzano mai con riferimento al contesto siriano.
In compenso hanno investigato serissimi sulle amanti di Bashar Assad e sullo shopping di sua moglie.
Da una parte la "libera informazione" assolve in questo modo ai compiti affidatile dalla committenza, che di solito consistono nell'organizzare campagne di denigrazione. Qualcosa però non deve aver funzionato come doveva, perché le "rivelazioni" sugli affari personali del presidente sono state accolte con indifferenza per la materia e con insofferenza sprezzante per gli intenti dell'operazione. Dall'altra, la fabbrica delle gazzette rimane fedele ai "valori" della "democrazia da esportazione", mostrando di non riuscire neppure a concepire che esistano ancora società normali, dove governi e capi di stato hanno preoccupazioni differenti da quelle che ordinariamente affliggono i loro omologhi "occidentali", occupati in modo quasi esclusivo ad ostentare sprechi insultanti e a frequentare mucose femminili collocate (e neppure sempre) nella fascia alta del mercato.
La ripetizione del copione libico, voluta da responsabili precisi, sta incontrando più ostacoli del previsto e non era necessaria una specializzazione post laurea in discipline divinatorie per capirlo: la "libera informazione" ha comunque fatto di tutto per metterci del proprio, col risultato che quanti in "Occidente" hanno fin dall'inizio ghignato sprezzantemente delle preoccupazioni filantropiche e democratiche dell'emiro del Qatar e del presidente della Repubblica di Turchia, nonché della loro taumaturgica ricetta contro gli angosciosi problemi delle lesbiche siriane, sono stati costretti a far riferimento ad altre fonti.
Il 10 maggio 2012 due violentissime esplosioni hanno ucciso decine di persone a Damasco.
E per la prima volta dopo oltre un anno le gazzettine hanno evitato di presentare l'opposizione armata a Bashar Assad come dei disinteressati ed eroici combattenti per la libertà della Siria, mostrando comunque quella che, se non chiamasse in causa una palese ed abituale malafede, si potrebbe considerare una capacità di lettura degli avvenimenti non esattamente ai limiti della preveggenza.


I feriti civili: gli ordigni sono stati collocati da mercenari e da pedine dei nemici della Siria
11 maggio 2011

Damasco (SANA) - Molti cittadini feriti dalla doppia deflagrazione terroristica che ha scosso Damasco nelle prime ore del mattino hanno detto che coloro che perpetrano simili azioni terroristiche non hanno alcuna religione e non hanno alcuna umanità, ma sono dei mercenari e delle pedine a servizio dei nemici della Siria.
Un ferito civile trasportato all'ospedale Al Moujtahid di nome Imad Ghazali ha riferito all'inviato della SANA di aver avuto una spalla lussata dalla seconda esplosione, e che si trovava vicino alla zona rimasta devastata. Mohammed Kheir al Hassan, vent'anni, ha detto che si stava recando a lavorare quando ha sentito la prima esplosione; al momento della seconda, era a terra con una scheggia conficcata in una mano.
Um Mohammad, sotto shock per le serie ferite riportate dal fratello, si augura che quanti collocano gli ordigni vengano chiamati a rispondere per i loro crimini.
Abdel Rahman Mohammad, che vive nel quartiere di al Qazaz, ha dtto "Ho sentito la prima esplosione, quindi sono uscito di casa per assicurarmi che i miei cugini e i miei vicini stessero bene; a quel punto c'è stata la seconda. Il palazzo ne è stato squarciato, ed io sono rimasto ferito".
Ammar Ballol ha detto di essersi svegliato alla fortissima deflagrazione, e che aveva delle schegge nella schiena. Anche Adnan al Qabbani si è svegliato all'esplosione ritrovandosi ferito al petto; è rimasto a chiedersi se sia questa la libertà che invocano.
Lo assistant minister dell'Educazione Superiore per le Materie Sanitarie dottor Nizar al Dahrer ha detto che tutto il personale dell'ospedale al Mowasat è stato richiamato in servizio e si è occupato di molti feriti, oltre ad aver accolto i corpi di molti martiri.
Il direttore generale del settore medico dell'ospedale al Mowasat dottoressa Shadia al Khudari ha detto che la casistica andava dalle ecchimosi alle ferite fino alle lesioni neurologiche ed ai casi di crollo nervoso. Ha spiegato che il quadro clinico dei civili feriti è stato stabilizzato ed è monitorato da personale specializzato. Abdel Mon'em Mansour ha raccontato che dopo la prima esplosione è uscito di corsa da casa per andare in cerca dei suoi tre bambini, che si stavano recando alla scuola del quartiere al Qazaz che si trova nei pressi del luogo dell'esplosione; una volta in strada è esplosa la seconda bomba, che gli ha provocato lievi ferite.
I feriti e le loro famiglie hanno condannato questo atto infame, sottolineando il fatto che esso non intaccherà la determinazione e la decisione di resistere del popolo siriano.

R. Raslan / Ghossoun