Complotti! di Leonardo Bianchi è stato pubblicato alla fine del 2021 e si apre con la descrizione dell'assalto al Campidoglio di Washington sferrato il 6 gennaio 2021 da una folla molto eterogenea di sostenitori di Donald Trump. La giornata avrebbe lasciato a terra cinque morti; Bianchi ne considera il simbolo una forca eretta dai manifestanti col proposito -dichiarato e preannunciato sul web in molti modi, come dichiarata e preannunciata negli stessi modi e fin nel dettaglio era stata la stessa insurrezione- di impiccare questo o quel deputato bollato come traditore dopo che le elezioni presidenziali avevano portato alla vittoria un candidato sgradito.
Bianchi ritiene che il concetto di "guerra civile" -in cui gli amanti della libertà si oppongono con ogni mezzo a istituzioni percepite come infiltrate da traditori, inferiori razziali e comunisti- sia endemico da oltre quarant' anni in una estrema destra statunitense che anche in questa occasione avrebbe cercato di tradurre operativamente alcuni punti salienti del romanzo distopico The Turner Diaries. Il libro sarebbe ricco di consigli pratici utili ad aspiranti attentatori e avrebbe letteralmente fatto da manuale pratico fin dall'inizio degli anni Ottanta per le attività omicide e criminali di vari gruppi di combattenti irregolari, culminate nelle quasi centosettanta vittime dell'attentato di Oklahoma City nel 1995. L'ascesa politica di Donald Trump sarebbe stata accompagnata dalla recrudescenza di propensioni alla violenza per decenni relegate ai margini della vita sociale e politica degli USA, tanto dai mass media tradizionali quanto dalla comunicazione istituzionale. Internet sarebbe diventata un mezzo virtualmente incontrollabile per la diffusione di propaganda estremista e per l'organizzazione di manifestazioni in cui si mescolano armi da fuoco e abbigliamenti stravaganti, gruppuscoli dai nomi improbabili e avalli più o meno espliciti provenienti dai massimi livelli della politica federale. L'estrema destra statunitense avrebbe più volte dimostrato anche prima del 6 gennaio 2021 di considerare quello di una "seconda guerra civile" come un obiettivo concreto e come un progetto serio. L'A. nota che nelle ore successive all'assalto al Campidoglio molte voci vicine a Donald Trump avrebbero promosso un "grottesco ribaltamento della realtà" fatto di fantasie cospirative, accusando dell'iniziativa tutta la costellazione degli avversari politici, col debito accompagnamento di agenti infiltrati.
Bianchi rintraccia le origini dell'espressione teoria del complotto in un dispaccio della CIA del 1967 che metteva in luce le fallacie di alcune "teorie alternative" sull'uccisione di John Fitzgerald Kennedy. L'A. riporta le principali definizioni di teoria del complotto, intesa come convinzione che esistano organizzazioni più o meno estese e comprendenti individui più o meno altamente competenti che agiscono nell'ombra per fini malevoli. La distorsione prospettica del reale renderebbe le teorie del complotto apparentemente più ordinate, coerenti e convincenti della stessa realtà, oltre che insuscettibili di confutazione. La loro capacità di spiegare l'insipegabile, di ridurre la complessità del reale e di fornire attribuzioni causali apparentemente solide ne allargherebbe la diffusione ai contesti sociali più diversi. Nell'intento di apparire credibili, i complottisti imiterebbero lo stile di chi detiene il potere culturale e scientifico, diffondendo "prodotti della fantasia" che diventerebbero popolari quando si allineano con l'immaginazione di altre persone. La popolarità delle teorie del complotto aumenterebbe in coincidenza con i periodi di grande incertezza e di profondo cambiamento, come la seconda rivoluzione industriale o l'inizio della guerra fredda. Dopo decenni di riflusso in cui sarebbero state relegate ai margini del discorso pubblico o a subculture specifiche, la diffusione delle teorie del complotto sarebbe infine esplosa grazie alla telematica contribuendo alla definizione di un momento storico in cui esse sarebbero rigettate e accettate al tempo stesso. Nel mondo contemporaneo il complottismo, pur stigmatizzato dalla scienza, dalla politica e dai mass media, avrebbe sviluppato un ecosistema mediatico proprio con propri esperti e con un proprio pubblico.
Bianchi apre quindi con una trattazione sulla pandemia del 2020 e sul suo aver innescato un rinascimento complottista. In primo luogo enumera, smentisce e deride le fonti propense ad applicare alla realtà la trama di film e videogiochi sui virus sfuggiti ai laboratori militari, notando comunque che diffidenza e sospetti sull'origine delle epidemie e sui rispettivi untori rappresentano una costante nella storia umana. La prospettiva di un virus costruito in laboratorio viene presentata come "la versione biotecnologica della tendenza ad additare colpevoli politicamente utili"; il libro ne considera quindi gli sviluppi e le conseguenze geopolitiche per la pandemia del 2020 perché in quelle circostanze i leader di diversi paesi e i mass media a loro vicini si sarebbero comportati come superdiffusori di disinformazione, amplificando teorie del complotto politicamente convenienti grazie all'aiuto di un gran numero di sedicenti esperti. Bianchi sottolinea che nel caso specifico e particolarmente rilevante dello Yan Report -in cui si sosteneva l'origine artificiale del virus- alcuni scienziati avrebbero usato la propria credibilità per avallare informazioni prive di fondamento a scopo di propaganda politica. Nonostante la potenza mediatica e politica delle teorie del complotto sia tale da dettare l'agenda anche alla comunità scientifica, il nucleo di verità rappresentato dalla responsabilità umana andrebbe identificato al di fuori da contesti e intenti di più o meno deliberata malvagità, in un modello di sviluppo suscettibile di creare di continuo le condizioni per l'esplosione di epidemie incontrollabili.
Il caso del canadese Corey Hurren, che economicamente prostrato dalla pandemia e assiduo fruitore di materiali complottisti si sarebbe introdotto armato nel perimetro delle residenze delle più alte cariche dello stato canadese, è il punto di partenza per un'indagine sulla pretesa intenzione del World Economico Forum di distruggere l'economia capitalista imponendo il marxismo su scala mondiale. Ad attribuire questi intenti al WEF sarebbe stato un certo numero di media statunitensi conservatori, libertari e negazionisti in materia climatica partendo da The Great Reset, una conferenza del WEF tra le tante (le "fashion week del capitalismo") con cui l'organizzazione avrebbe cercato nel corso degli ultimi decenni di rendere più accettabile la propria immagine. Bianchi ripercorre la storia della cospirazione mondiale per imporre il collettivismo negli USA, passando dal maccartismo alla John Birch Society. La fine della guerra fredda avrebbe liberato il cospirazionismo volto alla costruzione di un "nuovo ordine mondiale" dal recinto ideologico dell'estrema destra statunitense; il "grande reset", cui verrebbero alacremente ascritte le iniziative più improbabili (dall'abolizione della musica dal vivo al divieto del Natale) ne sarebbe la versione più recente, sviluppatasi oltremodo grazie all'interazione fra internet e mass media tradizionali. In particolare, la ripresa delle teorie del complotto da parte di "figure pubbliche di alto profilo" (o presunte tali) causerebbe una loro rapidissima ed enorme amplificazione.
L'ondata di attentati che nel 2020 avrebbe interessato varie infrastrutture della telefonia mobile è l'occasione per ricordare come il timore per le onde elettromagnetiche e per la telefonia senza fili risalga alla prima comparsa di ogni tecnologia di questo tipo -compresi gli elettrodomestici di massa- e sia poi arrivato fino alla "elettrosensibilità" di cui verrebbe incolpato il WiFi. La diffusione della tecnologia 5G in concomitanza con la pandemia avrebbe avallato prima i complotti su un rapporto causale fra le due cose, poi un proliferare di convinzioni per lo meno opinabili. Secondo l'A., le teorie del complotto sul 5G tenterebbero di attenuare un senso di impotenza, di paura e di esclusione molto diffuso e condiviso, oltre che non necessariamente legato alla tecnologia in sé.
Il comportamento di Judy Mikovits -una biologa molecolare incappata in un incidente professionale e riciclatasi come complottista telematica- costituisce per Bianchi un esempio di come un passato privo di ombre non costituisca affatto una licenza di cui avvalersi per sostenere l'insostenibile. Il successo dello pseudodocumentario Plandemic di cui la Mikovits è stata protagonista serve all'A. per un excursus sulla storia di analoghe "controinchieste" tra il mendace e il propagandistico messe insieme con l'accorto uso di materiali di archivio, fonti presentate come credibili, voci fuoricampo e musiche da film d'azione, arrivate a influenzare pesantemente il pubblico grazie agli aspetti peggiori della "democratizzazione dell'informazione" consentita dalla telematica. La confutazione degli pseudodocumentari sarebbe resa difficoltosa e inefficace grazie alle strategie impiegate da produttori interessati a un pubblico preoccupato, insoddisfatto e molto sensibile alla "millefoglie argomentativa" presentata dalle realizzazioni. Bianchi ricorda il Bill Cooper che verso il 1985 avebbe unito teorie del complotto sugli UFO a quelle sul "nuovo ordine mondiale", inaugurando la fortuna di un filone oggi più vivo che mai. Con la pandemia del 2020 l'idea che esistesse una pianificazione malevola di un'emergenza sanitaria mondiale e che la comunità scientifica agisse per rovinare l'esistenza altrui avrebbe trovato un pubblico numeroso e più che disponibile a scendere fisicamente nelle strade.
La seconda parte del libro raccoglie una serie di cronache e di documenti definiti "dispacci dalla resistenza globale contro la dittatura sanitaria".
Bianchi descrive innanzitutto le piazze tedesche del 2020 occupate dal Querdenken 711, un movimento protagonista di un abbozzo di assalto al Reichstag che viene ritratto come una ciurma variopinta di nazionalsocialisti, naturopati, influencer, sostenitori di Donald Trump e altri imitatori del modello statunitense. Il Querdenken 711 sarebbe stato animato da professionisti ben forniti di denaro che agirebbero da "imprenditori del complottismo", venato di antisemitismo spicciolo, diretto da foglietti di estrema destra e capace di diffondere una visione del mondo apocalittica, aggregando altissimi numeri di provenienza eterogenea tra quanti erano convinti di essere finiti in una Corona-Diktatur voluta dall'esecutivo per soffocare le libertà fondamentali.
Il secondo capitolo descrive le contemporanee piazze londinesi. Nelle manifestazioni, Bianchi rileva la compresenza di "minimizzatori della pandemia, attivisti anti-5G, antivaccinisti, estremisti di destra e cittadini comuni, molti dei quali preoccupati di perdere il lavoro e la stabilità economica". Un aggregato molto ricettivo nei confronti di David Icke e del suo complottismo rettiliano -cui il libro dedica varie pagine- dalla fortuna tanto rimarchevole da aver convinto decine di milioni di individui che gli USA "siano segretamente diretti da esseri rettiliformi". Icke sarebbe stato anche tra i primi a elaborare una sintesi tra cospirazionismo e spiritualità destinata a un pubblico disilluso dalla politica e interessato a una weltanschauung alternativa; Bianchi elenca una serie molto eterogenea di produttori di contenuti telematici che mescolano (non gratis, se appena possibile) sciamanesimo autodidatta, rudimenti di discipline più o meno orientali e rimedi pseudoscientifici.
Bianchi passa quindi a considerare il campo del complottismo antivaccinista e ad esaminare credenze, pratiche, slogan e contenuti diffusi dai suoi sostenitori, per concludere rapidamente che dietro la campagna di discredito dei vaccini sarebbe spesso facile identificare una qualche forma di tornaconto. In questi termini, sottolinea malignamente, la teoria dello spargimento virale causato dai vaccini altro non sarebbe che "l'apertura dell'ennesimo ramo d'azienda", se non fosse per la profonda presa che i complottismi avrebbero dimostrato su un pubblico di dubbiosi e di indecisi cui sarebbero ammanniti incitazioni sufficientemente ambigue da poter poi essere ritrattate o negate. L'A. riporta vari casi in cui alcuni di essi sarebbero passati -per lo più maldestramente- all'azione con sabotaggi, vandalismi e attentati veri e propri contro obiettivi percepiti come agenti della "dittatura sanitaria". Bianchi fa proprie le conclusioni di Tijana Cvjetićanin per cui la pandemia sarebbe stata "un sogno a occhi aperti per i gruppi di odio e i venditori di 'rimedi miracolosi', nonché per tutto quello che c’è in mezzo a questi due poli".
Alla maldestraggine su accennata avrebbero fatto eccezione alcuni casi cui Bianchi dedica un intero capitolo, che avrebbero visto protagonisti militari più o meno politicizzati e sostenitori di teorie cospirazioniste in scoperta circolazione da decenni; da quello del virologo belga Marc van Ranst -obiettivo di un serissimo tentativo di omicidio da parte di Jürgen Conings- alle infiltrazioni dell'estrema destra nella Bundeswehr, arrivate al punto da indurre le autorità civili a sciogliere alcune unità delle forze speciali perché irrecuperabilmente compromesse.
La terza parte del saggio tratta delle fantasie violente, dai Protocolli dei Savi di Sion fino al preteso genocidio dei bianchi.
Leonardo Bianchi esordisce constatando la diffusa popolarità del pamphlet antisemita negli stessi ambienti polizieschi che avevano solidarizzato con i sostenitori di Trump il 6 gennaio 2021 e ne ricostruisce la ultracentenaria storia, compresa la loro diffusione negli USA ad opera dell'industriale Henry Ford che ne avrebbe fatta curare una redazione (The International Jew) adattata ed estesa. "Un falso che si rifiuta di morire", più o meno furbescamente citato anche in recenti pseudodocumentari e rientrato in diversi parlamenti nazionali, nonostante abbia rappresentato la licenza per un genocidio. Bianchi ricorda come la costruzione dei complotti avvenga col ricorso a materiali veri e conosciuti, ma assemblati in modo da suscitare sospetti, e come antisemiti e estremisti di destra vedanon nei malvagi ebrei dei Protocolli intenti a sfruttare il liberalismo per distruggerlo dall'interno l'immagine di quello che essi stessi vorrebbero essere.
Il capitolo successivo inizia trattando delle convinzioni che nel 2011 avrebbero guidato Anders Behring Breivik nella strage di Utoya, inquadrabili nel "marxismo culturale" diffuso dalla destra statunitense. La distruzione dei valori occidentali e la loro sostituzione con il multiculturalismo, il relativismo, il femminismo, il politicamente corretto e i diritti civili sarebbe l'obiettivo di una cospirazione ordita da un gruppo di accademici della Scuola di Francoforte. Invocare un marxismo culturale che il più delle volte si rivelerebbe come un antisemitismo appena camuffato consentirebbe di collegare un nemico vago e onnipresente (la "sinistra" in generale) ad ogni asserito male della modernità.
Bianchi constata come nella propaganda francese il vecchio "giudeobolscevismo" abbia lasciato il posto al pressoché analogo e altrettanto solidamente fondato concetto di "islamocomunismo". Nel tentativo di contrastare l'ascesa dell'estrema destra, anche i vertici del mondo politico francese sarebbero finiti per accogliere l'idea che in Francia la minoranza musulmana costituisca una specie di società parallela intenta a corrodere il corpo sociale dal suo interno. L'islamizzazione forzata dell'Europa sarebbe quindi al centro delle apocalittiche convinzioni complottiste sull'Eurabia, diffuse da Gisèle Littman all'inizio del millennio. Nonostante storici come Robert Wistrich non avessero fatto alcuna fatica a stroncare e a schernire la Littman, l'estrema destra si sarebbe prontamente impadronita del concetto di Eurabia costruendo la fortuna della sua divulgatrice. L'ascesa di un concetto pur risibile, secondo Bianchi, sarebbe dovuta a una sempre maggiore disponibilità dei media mainstream verso i contenuti prodotti dalla destra estrema, all'affermazione delle destre populiste e alla convergenza della teoria della Littman con quella della "grande sostituzione", nota anche come "genocidio dei bianchi". Islam e musulmani costituirebbero al tempo stesso una minaccia cospirativa e una minaccia demografica da eliminare in quanto tale.
Nel capitolo successivo Bianchi prende in considerazione una traduzione operativa di quanto sopra trattando della "rimozione del kebab" (oltre cinquanta vittime) implementata in Australia il 15 marzo 2019 da un Brenton Tarrant sicurissimo di operare costruttivamente contro The Great Replacement. L'annientamento della razza bianca passerebbe da immigrazione, multiculturalismo, liberalismo, femminismo e in sostanza da qualsiasi cosa non piaccia a chi è convinto che una sostituzione etnica -spauracchio dei neonazisti da oltre cinquant'anni- sia davvero in atto. Bianchi ricorda i contributi dati a questa ossessione a contenuto persecutorio (e priva della minima base statistica) del polipregiudicato statunitense David Lane, dello scrittore francese Jean Raspail, dagli ennesimi epigoni della Action Française e dal virulento antisemitismo telematico di Andrew Anglin. Spostando molto più a destra il dibattito politico statunitense, Donald Trump avrebbe offerto ulteriore visibilità e legittimità al suprematismo bianco. L'A. nota come in Sud Africa il mito del genocidio dei bianchi avrebbe invece permesso di trasformare in una minaccia esistenziale problemi locali come il crimine violento e le ventilate (e temute) riforme agrarie, trovando in pochi anni eco nel mainstream e nella politica mondiale. Nello stato che occupa la penisola italiana la paventata cancellazione razziale sarebbe entrata direttamente nel discorso politico governativo.
Nella quarta parte del libro Leonardo Bianchi esamina la nascita e lo sviluppo del fenomeno QAnon, definito come "la religione complottista dell'era Trump". I sostenitori di QAnon -dal nome di un sedicente funzionario dei servizi molto prodigo di informazioni- sarebbero convinti che il deep state degli USA tanto inviso a Donald Trump sarebbe controllato da un gruppo di pedofili satanisti. Nonostante le smentite fattuali il nocciolo narrativo della teoria sull'esistenza di un'organizzazione di depravati ultrapotenti sarebbe a tutt'oggi tanto intatto quanto antico, dal momento che le sue origini andrebbero rintracciate nell'"accusa del sangue" rivolta agli ebrei almeno dal XI secolo in poi. Il sedicente funzionario Q -probabilmente gli imprenditori digitali di estrema destra Jim e Ron Watkins- e la comunità telematica cresciutagli attorno avrebbero sviluppato un linguaggio proprio usandolo per diffondere contenuti enigmatici, inglobando e diffondendo complottismi di ogni tipo e arrivando ad affermarsi grazie alla compiacenza di alcuni moderatori di forum telematici.
Fuori dal web, i non sempre innocui sostenitori di QAnon avrebbero attivamente promosso con toni messianici e linguaggio evangelico i comizi di Donald Trump e la sua parte politica; presentandosi come distruttore di un sistema corrotto e come redentore degli USA, Trump avrebbe trovato in QAnon una vera e propria base politica. Con la pandemia del 2020 QAnon avrebbe raccolto milioni di seguaci pronti a un imminente "risveglio spirituale" e avrebbe accolto complottismi sul virus senza curarsi neppure della loro contraddittorietà, cambiando veste ai propri contenuti per renderli rassicuranti e accettabili per un bacino di utenti più ampio e internazionalizzando organizzazione e diffusione. QAnon avrebbe potuto annoverare centinaia di attivisti e di candidati del Partito Repubblicano, trasformandolo fattivamente in un'organizzazione ospitale verso complottisti, estremisti e nazionalisti bianchi. Nello stato che occupa la penisola italiana i contenuti di QAnon avrebbero attecchito in terreni telematici già promettenti per contro proprio, mentre nel Regno Unito e in Germania l'organizzazione avrebbe mobilitato centinaia di manifestanti mescolando al tema della pedofilia ogni genere di convinzione complottista. Bianchi specifica che combinando elementi politici, spirituali e religiosi QAnon avrebbe costruito un "mondo iper reale" impermeabile alle confutazioni, in cui tutto ha un senso e in cui ogni accadimento è inquadrabile in uno schema Bene-Male.
Bianchi descrive le conseguenze della sconfitta elettorale repubblicana alle elezioni presidenziali del 2020, che in QAnon avrebbe spinto nientemeno che a "liberare il Kraken", allegoria alle cause legali -sistematicamente rigettate per manifesta infondatezza- che avrebbero smascherato i presunti brogli democratici. Lasciato senza guida da un Q improvvisamente ammutolitosi, il movimento avrebbe formato l'ossatura dell'assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 cercando di "imporre una realtà alternativa all'interno della realtà fisica" e reagendo alla mala parata accusando poi dell'accaduto gli avversari politici. Bianchi descrive la rapida e multiforme elaborazione della dissonanza cognitiva rappresentata dalla sconfitta elettorale, facilitata anche dal fatto che il sistema di credenze di QAnon sarebbe ormai frutto di uno sforzo autogenerato e collaborativo dei suoi simpatizzanti. Nel cuore profondo dell'ideologia di QAnon, sottolinea in più punti l'A., ci sarebbe ilsogno di un colpo di stato; il "grande risveglio" predicato da simpatizzanti che comprendono anche ex alti ufficiali delle forze armate statunitensi, se preso alla lettera, sarebbe paragonabile all'instaurazione di una dittatura militare con relative purghe di politici e oppositori. Dopo il 2021, con buona parte del suo corpus di credenze ormai stabilmente parte del discorso politico generale, QAnon avrebbe abbandonato le "reti sociali" costituendo invece una rete informale di gruppi complottisti che veicolano su Gab, Parler e Telegram gli stessi contenuti dopo aver cambiato linguaggio e stile. Una balcanizzazione anche litigiosa, che avrebbe dato spazio a istanze ancor più radicali e ricche di assurdità ancor più ardite.
L'epilogo del libro tratta di Rémy Daillet Wiedemann, un istrionico francese interessatosi a una quantità di iniziative sociali e politiche, tutte usate per veicolare convinzioni complottiste fino ad arrivare alla redazione di un programma golpista per il rovesciamento delle istituzioni ad opera di un "colpo di stato popolare". Daillet Wiedemann avrebbe anche concretamente sostenuto e agevolato in almeno un caso il rapimento di un minore, nel contesto della "protezione militante fai-da-te" cui sarebbero propensi molti genitori vicini a QAnon.
La pillola rossa che nel film Matrix fa risvegliare il protagonista nella realtà distopica di una umanità schiavizzata dalle macchine nei contesti complottisti sarebbe diventata l'indicazione metaforica del processo di radicalizzazione di qualcuno che inizia a vivere in una realtà alternativa. La pillola rossa della realtà alternativa, scrive Bianchi, somministrabile con tecniche precise e dettagliate ai soggetti più malleabili fino a farli esibire in comportamenti deliranti, si contrapporrebbe all'altrettanto metaforica e disdegnata pillola blu della conoscenza ufficiale.
In ultimo, l'A. riporta una casistica di individui riusciti nel non facile compito di fuggire dal "paese delle meraviglie" del complottismo, e indica i limiti del debunking nel rischio di rafforzare le fonti complottiste e nel molto impegno richiesto dalla decostruzione di una teoria cospirativa -per sua natura rassicurante e di aiuto nella riduzione della complessità del reale- che sarebbe invece facilissimo costruire e diffondere. La confutazione dei complottismi, scrive Bianchi, deve passare dall'accettazione del rischio di fallire, dal riconoscimento della loro potente dimensione emotiva e della profondità delle convinzioni di chi vi aderisce, dalla ricerca di un terreno comune tra complotto e realtà, dalla contestazione delle presunte prove di una teoria e dal nutrire aspettative realistiche sui risultati della propria iniziativa.
Leonardo Bianchi - Compolotti! Da QAnon alla pandemia, cronache dal mondo capovolto. Minimum Fax, Roma 2021. 294 pp.
Leonardo Bianchi - Compolotti! Da QAnon alla pandemia, cronache dal mondo capovolto
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