Secondo le gazzette il 14 ottobre la compagnia aerea "di bandiera" dello stato che occupa la penisola italiana ha effettuato il proprio ultimo volo.
Un volo interno da poche miglia.
Con venti minuti di ritardo, giusto per chiudere senza smentirsi. Evidentemente esistono un onore e una coerenza da difendere persino in circostanze del genere.
Il sostituto è già pronto da un pezzo, partenza in sordina e una novantina di milioni per rilevare il marchio quando sarebbe stato assai più dignitoso e assennato accantonarlo senza tanto chiasso.
L'auspicio sarebbe di non sentirne più parlare, a cominciare dalle parodistiche "eccellenze" fatte di caffè espresso (a terra costa un euro) e di quel liquore dal sapore di detersivo che si onoravano persino di servire a chi strapagava i loro biglietti.
Ma qualcosa ci dice che in questo caso saremo pessimi profeti.


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